Una delle più antiche arti di Napoli e della sua provincia è sicuramente la Pizza. Un prodotto che ha una storia lunga, complessa e incerta. Le prime notizie riguardo alla Pizza Napoletana vengono fatte risalire al periodo che va dal 1715 al 1725. Vincenzo Corrado alla metà del Settecento scrisse un pregevole trattato sulle abitudini alimentari della città di Napoli, in cui osservò come fosse costume del popolo condire la pizza ed i maccheroni con il pomodoro. L’associazione di questi prodotti e le sue osservazioni diedero di fatto inizio alla fama gastronomica della città di Napoli.
Nel tempo la pizza ha avuto una crescente evoluzione, molto spesso in contrasto con con la tradizione, l’uso di farine raffinate o diverse variazioni della farcitura che poco ricordano la classica “Margherita” fatta con mozzarella pomodoro e basilico. Negli ultimi anni diverse pizzerie cercano di fare un giusto mix fra la tradizione e il futuro della pizza, con il ritorno alle farine non raffinate e alla lievitazione naturale, dichiarando bandite le pizze con il doppio 0 e immettendo nel mercato la pizza gourmet.
Molto spesso, però, capita di trovarsi in una pizzeria che si dichiara “Gourmet” ma che in realtà non ha nulla a che vedere con quella tipologia di pizza. La redazione de il Gazzettino vesuviano ha deciso di intraprendere un vero e proprio viaggio tra Napoli e provincia che funga anche da guida con una rubrica ad hoc denominata “Pizza e Fritto senza Dolce”. Alla fine di ogni recensione daremo dei voti alle pizzerie utilizzando cinque parametri: “Pizza”, “Servizio”, “Prezzo”, “Fritto” e “Location”.
Edgardo Esposito