Omicidio della piccola Fortuna Loffredo: nel corso della terza udienza del processo il medico legale Nicola Balzano ha affermato che la bimba era ancora viva quando fu presumibilmente lanciata da un’altezza sicuramente superiore ai 10 metri cadendo di schiena, riportando fratture in più parti, da un condominio del “Parco Verde” di Caivano, in provincia di Napoli.
Balzano ha deposto come teste al processo davanti alla quinta sezione della Corte d’Assise di Napoli per l’omicidio della bimba. A un primo esame esterno si rese conto subito che la morte era dovuta a una caduta da una grande altezza. Per il medico Chicca Loffredo era viva e cosciente non essendo stati riscontrati segni di percosse.
La prossima udienza si terrà il 9 dicembre. Nel corso della testimonianza del medico legale la mamma di Fortuna Loffredo è uscita dall’aula. Qualche ora più tardi ha rilasciato delle dichiarazioni alla trasmissione televisiva “Pomeriggio Cinque”: “Non ce l’ho fatta a sentire, mi sono sentita male. Credo nella giustizia, attendo fino alla fine la verità”. Alla sbarra ci sono Raimondo Caputo, l’uomo accusato di aver ucciso la bambina di 6 anni lanciandola nel vuoto dal terrazzo dell’ottavo piano del “Parco Verde” di Caivano il 24 giugno 2014 e la sua ex convivente Marianna Fabozzi, accusata di non aver impedito che si consumassero violenze sessuali ai danni di una delle figlie.
La svolta sul caso c’è stata nell’aprile scorso quando i carabinieri di Casoria arrestarono Caputo, già in carcere in quanto accusato di violenza sessuale nei confronti di una bambina di 3 anni. Fortuna Loffredo sarebbe stata gettata dall’ottavo piano dal presunto “orco” che abusava da tempo di lei, il vicino di casa, perché si era rifiutata di subire l’ennesima violenza. E’ questa la ricostruzione della Procura di Napoli Nord che per quasi due anni si è scontrata con un muro di omertà che ha protetto dall’interno dello stabile il 44enne Caputo, compagno della vicina di casa della piccola vittima.
Sono state le risposte che una bambina ha dato agli psicologi e soprattutto i suoi disegni, raffiguranti strisce sul volto di un uomo assimilabili a dei serpenti, a consentire agli inquirenti di venire a conoscenza del degrado familiare in cui la piccola viveva e a metterli nella condizione di fare luce sulla tragica fine di Fortuna Loffredo. In particolare, nel corso delle investigazioni, risultò che l’uomo avrebbe costretto la bimba a subire atti sessuali contro la sua volontà in presenza della madre, la quale, sebbene avvisata in più occasioni dalla figlia dei comportamenti assunti dal convivente ai suoi danni, non li impediva.