Legambiente rinnova quindi alla Regione Campania e agli enti preposti di avviare tutte le azioni per completare al più presto l’indispensabile rete di infrastrutture depurative e intraprendere controlli sempre più serrati contro chi continua a scaricare abusivamente. Sono questi, in sintesi, i risultati delle indagini condotte da Goletta del Sarno, la campagna di monitoraggio del fiume Sarno, giunta alla sua terza edizione, promossa da Legambiente Campania e realizzata dal circolo Legambiente Valle del Sarno in collaborazione con la rete dei circoli Legambiente del Bacino del Sarno e il supporto tecnico della azienda Hach. Il dossier è stato presentato questa mattina presso il Dipartimento di Chimica e Biologia “Adolfo Zambelli” dell’Università degli Studi di Salerno nel corso di un seminario con gli studenti del Corso di laurea in scienze ambientali.
“I vari enti interessati al disinquinamento del Sarno hanno sicuramente proposto ambiziose soluzioni in questi anni, ma ad oggi è evidente che non solo non si riesce a porre un freno all’inquinamento del corso dell’acqua, ma neanche si è riuscito ad arrestare il consumo di suolo, il disordine insediativo e l’abusivismo edilizio che interessa l’area – dichiara Antonio Giannattasio, Segreteria Legambiente Campania -. Fermare i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano il Sarno è sicuramente una delle priorità, come quella di procedere alla bonifica delle falde contaminate. Occorre però finalmente adottare in modo sistematico e trasversale criteri di riqualificazione fluviale che orientino qualsiasi intervento in ambito fluviale, a partire dal Grande Progetto Sarno fino alle manutenzioni che a vario titolo si realizzano. Non servono gli interventi spot o le spesso dannose azioni post-emergenza, ma un approccio integrato che passa necessariamente anche per la formazione e la sensibilizzazione della cittadinanza e degli amministratori pubblici.”
A dimostrazione che la mancata depurazione resta ancora una delle principali cause di inquinamento di questo corso d’acqua vi sono i dati al 2015 di copertura del servizio. Tra lavori mai progettati, altri in corso o ancora da appaltare la situazione è tutt’altro che rosea: il servizio di depurazione copre infatti appena il 45% del carico inquinante, espresso in abitanti equivalenti (Ae), che arriva dal territorio. In pratica vengono convogliati in impianti di depurazione soltanto i reflui corrispondenti a 900mila abitanti equivalenti sui circa due milioni dell’area. Comuni importanti (Pompei, Ottaviano, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno, Corbara, San Valentino Torio, Sarno, Scafati, Boscoreale, Casola di Napoli, Santa Maria la Carità) non sono ancora oggi serviti da nessun impianto di depurazione. Per diversi altri, invece, il grado di copertura non supera il 60% (Sant’Antonio Abate, Castel San Giorgio, San Marzano sul Sarno, Castellammare di Stabia e Gragnano) e per altri resta comunque inferiore all’80% (Mercato Sanseverino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sant’Egidio del Monte Albino, Siano, Torre Annunziata e Trecase).
Eppure da tempo l’Europa richiama l’Italia ad avere corsi d’acqua in buono stato. Nel 2015 è scaduto il termine per
Il monitoraggio svolto da Legambiente non vuole assolutamente sostituirsi o compararsi con quello realizzato dall’Arpac, unico soggetto in Campania titolato a valutare la qualità ambientale dei fiumi, attività che deve essere svolta secondo le articolate modalità definite dalle vigenti disposizioni di legge. Tuttavia, il monitoraggio realizzato consente di effettuare valutazioni utili per favorire la ricerca delle cause della contaminazione e promuovere interventi coerenti a conseguire sicurezza e qualità ambientale come previsto dalle Direttive “Acque” e “Alluvioni”. I campionamenti sono stati effettuati tra il 22 e il 25 agosto 2016. Il primo e principale monitoraggio ha riguardato 21 prelievi di acqua lungo l’intero bacino del Fiume Sarno, compresi i torrenti Cavaiola, Laura e Solofrana utilizzando il LIMeco, un indice sintetico introdotto dal D.M. 260/2010 per la determinazione dello stato ecologico dei corsi d’acqua. Riguardo all’asta principale del Sarno, i campionamenti svolti in prossimità delle sue tre principali sorgenti nel comune di Sarno (Santa Maria a Foce, Mercato Palazzo e Santa Marina) danno risultati, con classi di qualità del LIMeco rispettivamente di elevato, scarso e buono. Peggiora la situazione rispetto allo scorso anno di Rio Palazzo, mentre Rio Santa Marina migliora rispetto allo scorso anno.
Procedendo verso valle per i due punti di campionamento successivi di Striano, San Marzano lo stato è sufficiente; quello successivo di Scafati è scarso e peggiora ulteriormente a Pompei dove si rileva una classe di qualità “cattivo”. L’ultimo punto di campionamento alla foce del Sarno a Castellammare di Stabia è risultato “scarso” come lo scorso anno. Passando ai tributari, per il torrente Solofrana quest’anno sono stati campionati otto punti: il primo in località Bocche alle sorgenti del Solofrana ha una classe elevata. Nei punti successivi da Montoro a Nocera Inferiore si è rilevata una classe di qualità del LIMeco attestata su “scarso”, ad eccezione dei punti in località San Vincenzo e Piazza del Galdo di Mercato S. Severino che è risultata invece “sufficiente”. Effettuato anche il campionamento delle acque del torrente Laura a Montoro, per entrambi i campioni prelevati lo stato di qualità è “buono”. Per la Cavaiola il primo punto di campionamento a Cava dei Tirreni è risultato cattivo mentre per il secondo a Nocera Superiore è stata registrata l’assenza di acque. Infine è risultato con un indice “cattivo” il primo punto sull’Alveo Comune a Nocera Inferiore e “scarso” il secondo punto a Pagani.
All’interno del dossier vengono inoltre presentate alcune delle criticità riscontrate lungo il tratto fluviale e segnalate dagli stessi cittadini. Esempi che raccontano molto della difficile compresenza delle abitazioni, delle attività agricole, delle attività produttive e delle aree naturali: la forte presenza di rifiuti solidi urbani di varia natura o a scarti delle attività produttive, la strana colorazione delle acque e la presenza di schiume che fanno presumere agli abitanti la presenza di scarichi civili e scarichi pericolosi, ai cattivi odori che rendono l’aria irrespirabile per i residenti lungo i corsi d’acqua. A questa problematica va aggiunta quella legata ai fenomeni che si verificano in concomitanza con le piogge quando canali e vasche inondano in particolare vaste porzioni di aree urbane e aree agricole con danni per il raccolto, oltre alla preoccupazione per la distribuzione degli inquinanti nei suoli sui quali in seguito si continuerà a coltivare. Ancora, i danni che gli inquinanti solidi e liquidi provocano alle aree dall’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale.