Negli anni Novanta l’Aids, acronimo di Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita, era tra le malattie infettive più temute.
La paura di essere contagiati dal virus dell’Hiv, causa della malattia, che si trasmette per contatto di sangue e provoca la distruzione dei globuli bianchi, le difese immunitarie dell’organismo, e può portare alla morte anche per un banale raffreddore, era diventata una vera e propria psicosi collettiva.
Nelle scuole, in famiglia, nelle comitive di amici non si parlava d’altro, l’attenzione era massima e tutti, bene o male, sapevano che il male è incurabile e che per prevenire l’infezione è necessario prestare particolare attenzione a tutte quelle situazioni a rischio come i rapporti sessuali non protetti e il riutilizzo di siringhe usate.
Col passare del tempo, vuoi per i progressi della medicina che hanno ridotto la mortalità per Hiv o per gli inspiegabili black out nella comunicazione e nella prevenzione della malattia, la grande paura è andata via via scemando e dell’Aids non si è più parlato.
Il male però non ha cessato di essere pericoloso tanto che nel mondo esistono ben 38 milioni di contagiati e 2 milioni sono i nuovi casi ogni anno, di cui più del 50% muoiono perché non hanno accesso alle cure mediche.
Anche in Italia la situazione è preoccupante, i nuovi malati ogni anno sono circa 3500 e nella fascia d’età tra i 25 e i 29 anni si registra l’incidenza più alta di nuove diagnosi. L’alto contagio tra i giovani è la prova che la consapevolezza nel nostro paese è diventata molto bassa e servirebbe immediatamente una campagna di prevenzione a livello nazionale. Spiegare ai giovani, ad esempio, che usare il preservativo nei rapporti sessuali è importantissimo per prevenire questa e altre malattie veneree, potrebbe ridurre di molto il rischio contagio e salvare l’esistenza di tanti.
Oltre alla consapevolezza e alla prevenzione è fondamentale, per ridurre il rischio e migliorare la qualità della vita dei malati, conoscere il proprio stato di salute. Purtroppo esistono moltissime persone sieropositive, ossia che hanno contratto il virus dell’Hiv ma la patologia non si è ancora manifestata, che neppure sanno di esserlo e che potrebbero infettare altre persone.
Scoprire precocemente la sieropositività permette, inoltre, di accedere tempestivamente alle cure mediche che abbassano la virulenza del male allungando di molto la prospettiva e la qualità della vita dei malati. A tal proposito dal 1 Dicembre 2016, giornata mondiale di lotta all’Aids, è possibile acquistare anche nelle farmacie italiane, al costo di 20 euro e senza ricetta medica, un nuovo test diagnostico per sapere se si è sieropositivi o meno nell’arco di pochi minuti.
Essere informati e fare il test per la sieropositività sono aspetti importanti della nostra vita sociale quindi bando alla paura, alla vergogna, alle superstizioni e diamoci da fare.
Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt