Nozze e intrecci di camorra, storie di legami tra clan a Napoli e provincia

matrimonio-camorra-600x358Storie di intrecci familiari di camorra, il peggio di un costume medievale che ancora regna sovrano in certi ambienti di Napoli e provincia per consolidare i legami tra camorristi e scoraggiare pentimenti o tradimenti. Non ultimo il caso delle tre sorelle Anna, Rita e Maria Aieta rispettivamente mogli di Francesco Mallardo, Eduardo Contini ed Ettore Bosti. Cresciute in ambienti di camorra, fedeli ed arriviste, le tre si sono fatte largo nel mondo della criminalità saldando relazioni che hanno tenuto in piedi anche nei momenti più complicati la cosiddetta Alleanza di Secondigliano.

In particolar modo sarebbe emerso il ruolo di manager della signora Mallardo, ovvero di Anna Aieta, considerata dagli inquirenti figura apicale del clan e anello di congiunzione tar i Mallardo e l’imprenditoria collusa operante a Giugliano in Campania. Un oceano di prestanome al servizio dei potenti sodalizi criminali della camorra: un ottimo mezzo per riciclare le enormi quantità di denaro sporco provento del traffico di stupefacenti. La consuetudine di far sposare fratelli o sorelle con esponenti di clan diversi appartiene di fatto alla storia stessa del sistema ed è ad oggi molto diffusa proprio nei gruppi malavitosi di Secondigliano. E non solo: basti pensare che i Papale di Ercolano, storici alleati del clan Ascione, vantano origini catanesi e parentele con il padrino della mafia Pietro Vernengo. Una fitta rete di matrimoni e convivenze ha esteso l’organizzazione a potenti famiglie di mala del vesuviano con forti legami sempre con la Sicilia.

Stessa storia per gli scissionisti Amato-Pagano: non è un caso che in piena guerra di camorra con i Di aieta-annaLauro si siano spesso fronteggiati esponenti di una stessa famiglia trovatisi, per scelte diverse, rivali sul campo. Questo sarebbe uno dei motivi che avrebbe indotto i potenti clan scissi dai Di Lauro a imparentarsi tra loro per evitare da un lato scontri armati che attraggono l’attenzione delle forze di polizia bloccando le piazze di droga e dall’altro scoraggiare affiliati dal pentirsi. Nell’area a sud di Napoli, nell’area stabiese, pochi anni fa l’inchiesta “Golden Gol” portò alla luce circostanze simili: il rampollo del clan Di Martino dei monti Lattari aveva sposato la figlia del boss della cosca dei D’Alessandro di Castellammare.

E’ difficile pensare infatti di collaborare con lo Stato quando tra gli accusati ci sono mogli e figli. Una strategia tanto perversa quanto, almeno all’apparenza, efficace. La creazione di un mondo tutto di camorra, in cui si nasce e ci si sceglie già da bambini per aumentare il potere e il prestigio dei clan sul territorio.

Alcuni recenti studi effettuati da psicologi e psichiatri di fama internazionale hanno evidenziato come in alcuni casi dietro l’omosessualità o la transessualità di soggetti provenienti da famiglie di camorra ci sia il rifiuto proprio di delinquere. Una sorta di esasperata difesa: in certi contesti l’“uomo” deve sparare, spacciare ed assumere continuamente atteggiamenti violenti per imporsi criminalmente sul gruppo. Una triste realtà che evidenzierebbe come non basti nascere in contesti sbagliati per essere camorristi. Un dato questo che meriterebbe grande attenzione da parte delle istituzioni competenti che al contrario continuano ad illudersi di combattere il sistema con la sola repressione. Lo ribadiremo sempre: senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione la lotta al malaffare è persa in partenza e con essa le tante giovani vite comprate dalla camorra per poche centinaia di euro.

Alfonso Maria Liguori

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