La nuova camorra e il satanismo a Napoli: rituali e potere

pozzuoli-6La nuova camorra e il satanismo a Napoli: un binomio pericoloso e ben ramificato nell’humus di un sistema che ormai è retto per lo più da baby boss spesso cocainomani e spietati. Facciamo un passo indietro: il rapporto tra malavita organizzata ed occulto è stato sempre viscerale mischiandosi di volta in volta con un travisato concetto di fede che portava i vecchi guappi a chiedere la protezione di San Gennaro o della Madonna del Carmine alla vigilia di duelli a morte. Nel corso del tempo il crollo dei sia pur elementari principi morali e la spietatezza dei nuovi boss ha sostituito a questo strano dualismo un’ossessiva ricerca di Satana come protettore assoluto, ovvero dispensatore di quel potere capace di rendere l’adepto invulnerabile.

Alcuni pentiti narrano di strani rituali effettuati nei pressi dell’ippodromo di Agnano tempo addietro in orari notturni: cavallini appena nati da uccidere come iniziazione alla camorra con successiva asportazione di alcuni organi da “mordere” in segno di coraggio (il fegato) e di fedeltà al sistema (il cuore). Per anni si è pensato che certe dinamiche appartenessero alla fantasia cinematografica sottovalutando un fenomeno che affonda le proprie radici nella storia stessa della criminalità organizzata partenopea. Oggi il quadro è oltremodo complesso: insospettabili professionisti della Napoli bene si unirebbero a certi rituali satanici per creare scissioni massoniche all’interno di potenti gruppi illuminati. Sempre più giovani, di cultura universitaria, si avvicinerebbero a certi cerimoniali tenuti nel più assoluto riserbo in località segrete di Napoli (si parlerebbe anche dell’ex cinodromo) per distinguersi dai coetanei in un brutto momento storico, sotto il profilo sia civile che etico, quale quello attraversato dal nostro Paese: strani simboli, tre “6” riportati in forme diverse, sarebbero stati notati tra Pozzuoli e Napoli per strada, sui muri di stabili e persino sulle facciate di alcuni luoghi di culto.

Un segnale per indicare la presenza in loco di adepti, un modo per riconoscersi e delimitare il territorio. Fenomeni che forse le istituzioni competenti sbagliano a sottovalutare: ricordiamo infatti le tragedie scaturite in Italia da rituali satanici culminanti nell’omicidio di giovanissimi ragazzi sacrificati in nome di non si sa bene quale demone. Underground nient’altro che l’apoteosi dell’ignoranza, dell’uso smodato di stupefacenti e della prevaricazione violenta in cui i giovani, soprattutto quelli più esposti alla strada, oggi crescono. La camorra sembra in sintesi aver risentito fortemente di questo ritorno alle insane origini della malavita. Della serie: se l’inferno è l’impossibilità della ragione in molte zone di Napoli si è sull’uscio del primo girone dantesco.

Alfonso Maria Liguori

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteCircum, grave pericolo a Castellammare: tronchi d’albero sui binari
SuccessivoLa Givova Ladies non sbaglia al PalAnardi: +15 contro Cercola
Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.