Perché sia chiaro che nella zona cittadini prevalentemente provenienti dall’est europeo e nord africani senza fissa dimora pascolano ubriachi causando risse e disordini a ritmo quotidiano. Una vergogna senza fine a cui si aggiunge la mano nera della camorra. A comandare nella zona il clan di camorra dei “Mazzarella”, ultimamente colpito dall’arresto di Vincenzo Mazzarella (alias “Harry Potter”) e di altri pezzi da novanta dell’organizzazione (tra cui il latitante Salvatore Basile arrestato a Pietralcina nel corso di un finto pellegrinaggio organizzato per rivedere la figlia). “Radio mala” parlerebbe inoltre di alcuni problemi interni ai Mazzarella che starebbero subendo scissioni eclatanti da parte di ex fedelissimi. Una brutta gatta da pelare per un gruppo criminale storicamente egemone su buona parte del centro storico, sulla zona porto, sulle case nuove e su San Giovanni a Teduccio (da cui provengono i Mazzarella).
Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe aveva pubblicamente ammonito media e politici dal narrare solo le brutture di una Napoli che al contrario offre tanto di buono a residenti e turisti necessitando solo di più occupazione. Nel pieno rispetto delle doti religiose e umane del principe della chiesa a Napoli non possiamo tuttavia astenerci dal ricordare come proprio la Curia possa essere occasione di occupazione per tanti giovani napoletani e come tante ricchezze ben custodite nei musei e nei santuari potrebbero al contrario essere adoperate in favore delle fasce più deboli della società.
Il tutto senza ledere minimamente il merito dei tanti parroci che in prima linea difendono la cristianità e la legalità nelle zone a rischio di Napoli, in totale anonimato e lontani dai riflettori. A questi uomini di Dio il plauso incondizionato della comunità partenopea. Il tempo delle retoriche però è finito: la gente non ne può più e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris non può liquidare ogni questione dichiarando in tv “basta con le polemiche”. In sintesi: come sempre l’individuo “sazio” fatica vistosamente a comprendere quello “affamato”.
Alfonso Maria Liguori