Perimetro esterno stazione della “Cumana” di “Fuorigrotta” a Napoli: oasi per pusher e tossicodipendenti (e tossicofili). In pratica si tratterebbe di una delle piazze di spaccio più redditizie del noto quartiere partenopeo dove sarebbe possibile acquistare cocaina e fumo a prezzi vantaggiosi. Gli spacciatori avrebbero le basi operative in alcune palazzine poste lateralmente al noto sito partenopeo: un via vai di giovanissimi, tanti passa mano tra soldi e “roba” in un quartiere ultimamente teatro di duri scontri di camorra.
Dopo il sequestro eccellente effettuato dalla magistratura al clan di camorra “Zazo” ( si parlerebbe di 3 milioni di euro tra beni immobili e mobili) la tensione sarebbe enormemente salita tra i nuovi gruppi del sistema proprio per in controllo delle piazze di spaccio nella zona. Il business degli stupefacenti muove cifre da capogiro potenziando enormemente la capacità offensiva e il potere corruttivo del clan che lo controlla. Un fiume di denaro riciclato in mille attività pseudo legali, per lo più ristorative, sparse per Napoli e la provincia intestate a insospettabili presta nome. Al soldo del sistema professionisti della Napoli bene ed esponenti del mondo politico che conta. In tal senso i magistrati starebbero “spremendo” il pentito Carlo Lo Russo (ex boss dei “capitoni” di Miano) per conoscere le identità dei burattinai della camorra. Impensabile attribuire complesse operazioni finanziarie di riciclo effettuate estero su estero a camorristi analfabeti: grossi tecnici sarebbero sul libro paga della camorra ormai insinuata come metastasi in ogni livello dell’alta società.
Il potere economico e quello punitivo: queste le armi usate dal crimine organizzato per imporre la propria logica criminale all’interno di comunità dove si fatica sempre più a distinguere, a certi livelli, il lecito dall’illecito. Fuorigrotta è teatro di guerra anche sul lato Cavalleggeri a confine con Bagnoli: da un lato il ras locale Alessandro Giannelli (attualmente detenuto e prossimo alla scarcerazione) e dall’altro il boss latitante Felice D’Ausilio egemone storicamente su Bagnoli. Un conflitto senza esclusione di colpi tra i due gruppi criminali per poco non costato la vita allo stesso figlio di Giannelli, miracolosamente sfuggito ad un agguato grazie alle proprie doti sceniche che ingannarono i killer entrati in azione nella sua roccaforte a Cavalleggeri.
Le forze dell’ordine presidiano ininterrottamente i luoghi al fine di prevenire stese e regolamenti di conti tra la gente che quotidianamente affolla la popolatissima area. Senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione i risultati restano però insoddisfacenti. Questo a patto che si voglia narrare la realtà per quella che è e non alterata ad arte in positivo da chi non gradisce, politicamente parlando, che si punti il dito contro le emergenze partenopee. Paradossi di società moderne o gravi responsabilità gestionali? Alle nuove leve napoletane l’ardua sentenza.
Alfonso Maria Liguori