La compagnia nolana ha portato in scena una commedia comico brillante dal titolo “Dal Marchese” di Salvatore Esposito in arte Pipariello, per l’adattamento e regia di Peppe Giringiò. Consenso notevole di pubblico per una commedia divertente, esilarante dal tratto surreale.
L’anteprima di presentazione è stata affidata ad Autilia Napolitano apparsa in scena, a Sipario ancora chiuso, con in braccio una bellissima neonata; un inedito gradevole anche per il pubblico; è lei ultima nata in casa “Pipariello” come era sopranominato, artisticamente, l’autore della commedia.
“Chissà una futura attrice della compagnia” è stato spontaneamente sottolineato. L’azione scenica si svolge in un luogo autenticamente privilegiato; si tratta di un’autentica dimora lussuosa degna di un nobile come un marchese; sulle pareti sceniche stendardi, scudi e simboli celebrativi nobiliari oltre a dei vistosi quadri di valore inestimabili al di là di colonne stilizzate; al centro un accesso per un giardino interno all’abitazione. La vicenda parte da una serie di inviti cartacei che il marchese Crispino Delli Conti, questo il nome del personaggio, spedisce ad alcune persone. Ed ecco in scena i personaggi più bizzarri e accuratamente selezionati. In precedenza era stato assunto un nuovo maggiordomo dall’aspetto piuttosto rozzo, che non conosce buone maniere, poco raffinato al punto da metter letteralmente, esagerando un poco,paura, terrore, agli ospiti in arrivo.
Gli ospiti arrivano sistematicamente accompagnati da un suono rilassante del campanello: una coppia di giovani fidanzati, una madre e suo figlio, un bambinone cresciuto che crede di esser un maggiore dell’esercito e come tale si comporta almeno a giudicare dalla sua divisa; in realtà e succube della madre che lo tratta da ragazzinoritardato; una coppia marito e moglie; lui un raffinato professore e lei una sospetta “pescivendola”; quando arrivano in scena, quest’ultima, in una valigia ha depositato del pesce per una determinata ragione e, inevitabilmente, un esalazione sgradevole si avverte; un’altra coppia che vive di truffe anche se non appaiono molto preparati in materia; hanno un banchetto portabile dove cercano di far soldi con il gioco delle tre carte; la moglie invece cerca di indovinare il futuro con la cosiddetta sfera di cristallo, che in realtà appare come una normale palla artigianale ricoperta di colore bianco nella sua dimensione sferica.
C’è una persona ma che non è stata invitata;un amica di famiglia, in quel luogo è di casa, è una nobile, rimasta vedova, una contessa dal vago accento francese, che spesso parla francese non facendosi capire dagli altri personaggi in un contesto di comicità. La casa finemente arredata, nelle sue eleganti scenografie, presenta i vistosi quadri che rappresentano il marchese coi suoi abiti nobili e d’altri tempi; è più specificatamente un suo antenato oppure una serie di suoi antenati nobiliari. È un susseguirsi di comicità con i due maggiordomi che spesso litigano. Non sono i soli; tutte le coppie trovano modo di litigare; un esempio emblematico è la coppia madre e figlio; non può far altro dato che una poco vede e ha bisogno continuamente degli occhiali e ha spesso l’abitudine di dimenticarseli e l’altro il figlio è sordo e che per sentire deve attivare una macchinetta che porta in prossimità degli orecchi e che anche lui dimentica spesso di avviare.
Altra caratteristica litigata di gelosia è quella tra una moglie e la contessa, uno scontro che è sottolineato, ad un certo punto della narrazione scenica, da una colonna sonora stile duellanti come accadeva nel far west. Altro momento di musica di sottofondo, da colonna sonora e quella estrapolata del film “Profondo rosso”, allorché i due maggiordomi entrano sulla scena in penombra, con dei luminosi candelieri per sottolineare un momento particolare di enigma della commedia. In effetti il marchese svela il mistero perché quelle coppie sono state lì incomprensibilmente convocate. Il motivo è una missione davvero impossibile: far ridere un piccolo manichino posizionato sulla scrivania; se riuscissero in tale assurdo intento riceverebbero una ricompensa da un milione di euro! Si pensa immediatamente che il manichino sia una sorta di automa in grado di essere azionato con determinate azioni o parole appropriate. Svanita questa ipotesi i diversi personaggi non si rassegano a quella missione più che improbabile come la ferrea logica vorrebbe far credere. In realtà prevale, la negatività, la subdola avidità dei personaggi che per quella somma farebbero chissà che cosa.
Personaggi mai stranamente rassegnati fino all’epilogo! Nel frattempo la vicenda si tinge ancor più di mistero: il personaggio del marchese appare in scena in maniera contraddittoria: i quadri hanno un dispositivo girevole dove il dipinto ruota verso l’interno; appare allora il marchese vestito come nel quadro e spesso ride in maniera sconsiderata oppure è protagonista di un duello in scena! tutti elementi che solo nell’epilogo della commedia avranno la logica spiegazione. Il marchese ha un fratello gemello! ricoverato quest’ultimo in una struttura per curare la sua pazzia, seppur a quanto sembra innocua;ha ottenuto un permesso di tornare a casa per un periodo di festa.
La prova di tentar di far parlare e ridere il manichino non rientra in questo tipo di logica e razionale spiegazione: l’ultimo a provarci e il nuovo maggiordomo; sulla scena, al centro dell’attenzione, rimane il solo manichino; come animato da chissà quale spirito immondo, effettivamente parla e ride in modo sarcastico. Su tale inaspettata situazione scenica tale da far rimaner più che sorpreso lo spettatore, si chiude, tra gli applausi, il sipario. Meritano citazione gli attori che hanno preso parte all’atteso evento teatrale: Antonio Esposito Pipariello figlio dell’autore che ha portato in scena quest’opera, l’ennesima, in memoria del padre, Luigi Pedone, Cristina Simonetti, Maura Tronci, Giovanni Onorato, Peppe Ciringiò nel ruolo del marchese e del suo gemello, Bina Casoria, Luigi Fedele, Antonietta Infante, Marica Manna, Enrico Napolitano e infine Gianluca Sirignano.
Antonio Romano