Un mese esatto fa l’ex, ormai, sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, salutava i suoi cittadini con un post di commiato sul social Facebook.
“Dopo aver preso atto della decisione del Tribunale del Riesame, pur ribadendo la mia completa estraneità rispetto ai fatti che mi vengono contestati, – ha scritto Aliberti – ritengo doveroso, per correttezza e rispetto delle istituzioni e nell’interesse della città e dei cittadini tutti, fare un passo indietro e lasciare ogni impegno politico, per cui presento le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di sindaco. Grazie a tutti per l’affetto e la vicinanza umana di questi giorni”.
L’ex sindaco non ha però lasciato la cittadinanza chiudendosi in religioso silenzio, sempre dalla sua pagina Facebook ha promosso attività già organizzate durante la sua carica.
La città è priva di sindaco, osservando anche il portale del comune, alla voce sindaco appare il vuoto.
Prima la decisione del Tribunale del Riesame che conferma l’arresto per l’ex primo cittadino agli inizi di novembre. Chiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia che dopo il rigetto del gip ha ricorso al Riesame, l’arresto è sospeso giacché l’ex sindaco ricorrerà in Cassazione. Quello imputato ad Aliberti è un vero e proprio sistema a cupola dove la miscelanza tra politica locale e clan camorristici era sempre più stretta tanto da aver influenzato, a vantaggio di Aliberti, le elezioni regionali del 2015, quelle comunali del 2013. Ma non solo, anche quelle amministrative del 2008 e provinciali del 2011 risulterebbero inficiate dai tentacoli della camorra.
Poi le dimissioni di Pasquale Aliberti a fine novembre; la tegola caduta su palazzo Mayer sembra però molto più corposa di quella descritta. I pm dell’Antimafia di Salerno hanno infatti chiesto alla prefettura antimafia che l’ente comunale sia sciolto, tutto. le motivazioni risiedono nel fatto che le infiltrazioni camorristiche hanno influenzato tutto l’operato dell’amministrazione, non solo le elezioni ma appalti pubblici sarebbero stati assegnati ad aziende vicine ai Casalesi.