A dirlo è Raffaele Marrone, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli.
«A differenza di Roma – prosegue il leader dei giovani imprenditori – dove è stata adottata una diversa scelta che rischia di compromettere del tutto i livelli occupazionali, a Napoli non è stato messo un “punto” ma un “punto e virgola”. Ciò significa che c’è un po’ di spazio e un po’ più di tempo per regolamentare i rapporti con l’azienda e lavorare a una intesa duratura che scongiuri del tutto il rischio di chiusura».
«Quella di Almaviva non è solo una questione che investe una singola realtà produttiva – prosegue Marrone – ma è diventata un tema di forte spessore sociale per il numero di lavoratori coinvolti e per le ripercussioni che la chiusura avrebbe comportato».
«La Regione Campania, la Prefettura e il Comune di Napoli e, ovviamente i sindacati, sono gli interlocutori naturali delle decine e decine di vertenze lavorative che interessano il nostro capoluogo – ha concluso Marrone –. Al di là degli steccati corporativi e ideologici, il fine ultimo di ogni negoziato dev’essere quello di salvare i posti di lavoro. Iniziamo da lì, poi ci si aggiusta in corsa».