È la notte che precede l’Epifania e le temperature sono molto rigide, specialmente in territorio irpino.
I bimbi attendono con ansia, con il cuore ricolmo di gioia e di speranza, nelle loro calde case di ricevere i doni ed i dolciumi che la Befana porterà al risveglio, mentre la neve cade giù fitta e offre agli spettatori un ancor più suggestiva festività con la spettacolarità del suo candore che ricopre lo splendido paesaggio della verde Irpinia.
In tutt’altro contesto, la mattina del sei, viene trovato nel fatiscente stabile dell’ex centro commerciale Mercatone di Avellino, in Via Quattrograne, il corpo senza vita di Angelo Lanzaro, quarantatrenne originario di Visciano in provincia di Napoli.
A dare la notizia del decesso è il suo inseparabile amico Sergio, che condivideva con lui la stessa infelice condizione.
Angelo aveva tre figli ed una ex moglie, le umane vicissitudini lo avevano condotto a separarsi da loro e a dover intraprendere da diverso tempo la difficile vita di strada, del clochard.
La sua morte lascia però esterrefatti ed impietriti e permane un misto di indignazione, rabbia e dolore, poteva essere evitata.
L’allerta meteo della Protezione Civile era stata chiara; si sapeva che le temperature in Irpinia sarebbero scese molto al di sotto dello zero ed i comuni campani erano stati caldamente invitati “a individuare strutture idonee al ricovero di eventuale popolazione senza fissa dimora e (ad) assicurare assistenza alle fasce fragili della popolazione”.
Angelo inoltre non era uno sconosciuto, non era uno dei tanti invisibili dai quali cerchiamo in molti di distogliere lo sguardo, anzi, aveva assunto anche una certa notorietà a seguito dell’intervista dell’emittente locale Tele Nostra, un anno fa, in cui aveva rivolto il suo accorato appello, in lacrime, al sindaco di Avellino ed alle istituzioni affinché giungesse da parte dell’amministrazione un aiuto.
Erano pienamente a conoscenza delle pessime condizioni di vita nelle quali versava, dei pericoli che affrontava ogni giorno e del luogo malsano in cui aveva cercato rifugio da tempo e, nonostante ciò, nessun aiuto era pervenuto, nessuna mano gli era stata tesa e nessuno aveva potuto aiutarlo a realizzare il suo piccolo-grande sogno, far trascorrere un Natale normale alla sua famiglia.
Lui è morto lì, a causa del freddo che lo ha ucciso o forse dell’indifferenza delle istituzioni, totalmente assenti, senza giustificazione alcuna.
Andrea Rispoli