Campo rom Torre Annunziata, padre Zanotelli: “Sindaco, dobbiamo difenderli”

Campo rom: la storia infinita. Mentre il comune si affligge per la scelta del nome della nuova strada che collegherà il porto con l’autostrada, le quattro famiglie slave sono state dislocate in largo Genzano, nel cortile dell’ex scuola media Morrone.

Dal controllo delle forze dell’ordine, avvenuto pochi giorni dopo lo stanziamento, nulla è cambiato. “La situazione igienico-sanitaria è di estrema precarietà – spiega la presidente dell’associazione Ubuntu, Olimpia Barba – non hanno né acqua, né bagni. In largo Macello le condizioni erano chiaramente migliori”. Inoltre davanti alle baracche ci sono diversi cumuli di rifiuti indifferenziati già presenti prima del loro arrivo. I nomadi, a spese loro, hanno iniziato a ripulire il cortile, ma per smaltire tale quantità di monnezza è necessario l’intervento dell’Amministrazione”.

Oltre al danno la beffa. Nei giorni scorsi è stata emessa un’ordinanza di demolizione delle strutture costruite dai capifamiglia per ripararsi dal freddo. Invece Sonia, 30 anni, quattro figli di cui una di sei mesi e un’ernia al disco che le permette di camminare a stento, ha trovato rifugio in una roulotte comprata in seguito ad una colletta.

Oggi pomeriggio, era presente al campo, padre Alex Zanotelli che ha fatto sentire la sua vicinanza ai malcapitati. “Dobbiamo difenderli”, ha tuonato. “Il sindaco ha l’obbligo di trovare un posto alternativo in base alle norme internazionali”.

In effetti, come abbiamo fatto notare negli articoli precedenti sulla vicenda, il Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della discriminazione razziale, lo scorso 9 dicembre, ha espresso “profonda preoccupazione per la persistente e consolidata discriminazione nei confronti della comunità rom e sinta in Italia, specie in materia di segregazione abitativa e sgomberi forzati”. In particolare, l’attenzione è stata posta sugli sgomberi forzati che violano i diritti umani e compromettono la frequenza scolastica dei minori.

Proprio come sottolineato nella nota del comitato internazionale, diversi sono i minori che non vanno a scuola. “Anche perché – ci dicono i genitori – non c’è acqua per lavarsi, già siamo segnati da una cattiva nomea, figuriamoci se li mandiamo sporchi”.

“Già due anni fa, l’allora assessore alle politiche sociali Ciro Alfieri ci promise una sistemazione, poi è scomparso e con lui le rassicurazioni fatte”. Tante le promesse, mai nessun accenno alla destinazione che doveva rimanere top secret perché altrimenti la “popolazione sarebbe insorta”. Il segreto è stato svelato solo ora: l’area disponibile non c’è.

Eppure il 6 gennaio, giorno in cui le popolazioni rom festeggiano il Natale ortodosso, le ruspe “hanno buttato tutto a terra a partire propio dalle tubature dell’acqua. “Ci hanno minacciati di toglierci i bambini. Si è alzato un polverone e non riuscivamo a respirare, ci sono volute le bombole d’ossigeno”. Il giorno prima invece c’era stato un incendio e il sospetto che sia stato intimidatorio di fa sempre più concreto.

“Fate presto, andatevene”, sono state le uniche parole di personaggi delle istituzioni e, soprattutto, della Chiesa. “L’assessore Michele Pagano si è presentato verso le 23 per esortarci ad andare via”. 

Ad oggi urge liberare il cortile dai rifiuti, fornire acqua ed elettricità per permettere a queste persone, ormai rassegnate, di tornare ad una sorta di normalità. Rimane tanta amarezza per l’inerzia di chi, davanti a queste situazioni, dovrebbe difendere i più deboli.

Roberta Miele

 

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