Napoli, centro storico e camorra: non si attenua il clima di tensione

Non si attenua la tensione dei residenti nel centro storico di Napoli dopo gli ultimi clamorosi arresti che hanno assicurato alla giustizia i presunti responsabili dell’omicidio del giovane Gennaro Cesarano, vittima innocente della logica criminale nel cuore della “Sanità” tempo addietro.

Un’ondata di violenza sommerge una Napoli dove le forze dell’ordine si trovano spesso a fare i conti con nuovi clan formati da giovanissimi violenti e spesso cocainomani.

A proteggere ancora questi criminali in erba la subcultura omertosa che impera in certe realtà partenopee, dove si nasce e cresce a stretto contatto con i camorristi che spesso si sostituiscono alle banche o al collocamento fingendo di aiutare povera gente in difficoltà. Non hai credenziali per accedere ad un prestito regolare in banca? Hai famiglia e non hai lavoro o lo hai perso? Ci pensa mamma camorra e a condizioni oltremodo vantaggiose.

Fino a quando non viene il momento di restituire il favore e allora la musica cambia. In pochi istanti il sistema trasforma ragazzini, casalinghe e persino anziani in killer, pusher, presta nome a cui intestare fittizie attività commerciali di copertura. A monte di questa cinica strumentalizzazione la capacità di far nascere nelle vittime il senso di gratitudine nei confronti dei camorristi, pronti a stendere la mano in aiuto dei soggetti coinvolti quando al contrario la società aveva loro voltato le spalle. A semplificare il compito dei criminali l’ignoranza ancora particolarmente diffusa in certe zone di Napoli.

Ecco perché per combattere il fenomeno camorristico occorre conoscerlo profondamente e nella completezza delle sfaccettature che lo animano. Inutili le polemiche di scrittori e politici sull’argomento: chi nasce in certe realtà le subisce da sempre e ad oggi poco si è fatto a livello istituzionale per arginare il fenomeno malavitoso alla fonte, investendo in processi preventivi da un lato e formativi, sotto il profilo sia culturale che occupazionale, dall’altro.

Eppure il capo della “Nco” Raffaele Cutolo in una celebre intervista con un maestro del giornalismo italiano, Enzo Biagi, era stato chiaro: “Dottore io mi devo difendere dalla popolarità come vede. Noi interveniamo per fare quello che lo Stato non fa in contesti dove si fatica veramente a mettere insieme pranzo e cena sentendosi dalla nascita abbandonati dalle istituzioni”.

Ebbene ad oggi forse quelle parole non hanno ancora sortito l’effetto dovuto nei politici che dovrebbero, tra l’altro, tutelare le forze dell’ordine adeguatamente e non pretendere miracoli da chi rischia la vita giorno per giorno sotto organico e con supporti logistici inadeguati. Nonostante ciò le uniformi dello Stato sono pronte a ostacolare la camorra in ogni modo, anche adottando strategie operative nuove e particolarmente incisive che consentano di colpire il sistema alla radice. E i risultati positivi di tali nuove scelte operative potrebbero non tardare a venire.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.