Altra clamorosa svolta nelle indagini sull’omicidio di Antonio Landieri, il ragazzo disabile vittima innocente della camorra, ucciso in un agguato a Napoli il 6 novembre del 2004. Un killer del clan di camorra dei “Di Lauro” di “Scampia”, ascoltato sul delitto dagli inquirenti, ha rivelato che i vertici del clan degli “Scissionisti” contattarono direttamente la madre della vittima proponendole un cospicuo risarcimento economico per la perdita del figlio nel tentativo di evitare che la vicenda avesse un eccessivo clamore.
La donna allibita da una simile offerta rifiutò cacciando in malo modo gli ambasciatori di tale vergognoso compromesso. Ecco che emerge il lato più oscuro della camorra: nessun sentimento, tutto ha un prezzo anche la vita di un giovane innocente diversamente abile. Ma il cuore di una madre non consce cifre che possano lenire la perdita ingiusta di un figlio: con grande coraggio la donna si è opposta allo strapotere di uno dei clan più forti di Napoli “cacciando e schiaffeggiando”, simbolicamente parlando, chi si era permesso di proporle un affare sulla morte dell’amato congiunto.
Lo comprendano i giovani napoletani una volta per tutte: la camorra è un cancro sociale, non ha pietà per nessuno e chi vi fa parte finisce inesorabilmente al cimitero o chiuso in una cella. Troppe lapidi con dati anagrafici da brividi, parliamo di ragazzi adolescenti, testimoniano nel cimitero di Napoli il finale drammatico di chi non ha saputo resistere alle facili lusinghe della strada vendendo la propria esistenza per poche centinaia di euro e forse uno scooter.
Ci chiediamo se la società, le istituzioni e la politica abbiano mai fatto quanto era necessario sino in fondo per salvare queste giovani vite che spesso provengono da realtà di miseria e ignoranza. Fa male scrivere di certe drammatiche espressioni della criminalità ma ancor più avere sempre più spesso l’impressione che tutto si faccia perché in realtà nulla muti.
Alfonso Maria Liguori