“Scampia”, rapine ed estorsioni: scacco alla camorra della “Vanella-Grassi”

Operazione in atto della polizia di stato a “Scampia”, a Napoli: gli agenti stanno eseguendo ordinanze di custodia in carcere nei confronti di esponenti del clan di camorra della “Vanella-Grassi” ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di estorsione, rapina, porto e detenzione illegale di armi tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli e svolte dagli operatori del commissariato di polizia di “Scampia” , hanno fatto piena luce sulle responsabilità individuali e le dinamiche criminali del gruppo attivo nel lotto G di via Ghisleri, soprattutto a seguito dell’omicidio di Francesco Angrisani avvenuto nel dicembre del 2016.

Un altro duro colpo, forse un “ko” definitivo, per la Vanella-Grassi: dopo l’arresto del boss latitante e figura carismatica del gruppo Umberto Accurso (attualmente detenuto al 41 bis) seguito al clamoroso pentimento del fratello Antonio per il clan era iniziato un inesorabile declino. Sono iniziati furti e rapine messe a segno dagli affiliati per andare avanti, con qualche esponente di spicco che aveva senza successo tentato di prendere le redini di quel che restava del clan per riorganizzarlo.

Questa implosione della Vanella-Grassi ha enormemente favorito gli storici “Scissionisti” “Amato-Pagano”, camorristi talmente numerosi e potenti da ribellarsi al riciclo generazione a loro avviso “ingiusto” voluto da Cosimo Di Lauro dopo l’arresto del padre Paolo (alias Ciruzzo “‘o‘ milionario”). Un esercito di killer, pusher e fiancheggiatori al soldo degli Amato-Pagano ben ramificati in ogni strato della società grazie alle capacità corruttive di cui disporrebbe uno dei clan più ricchi e potenti di Napoli.

Lo spaccio di stupefacenti: questa la principale fonte di reddito per i signori della droga a Napoli (e non solo), per i grossisti e i distributori diretti di veleni purtroppo sempre di moda tra i giovani. Per non parlare degli stretti legami con professionisti di grido partenopei, ovvero con i colletti bianchi del sistema che consentono alla camorra di riciclare i proventi delle attività illecite in complesse operazioni finanziarie estero su estero.

Ad opporsi dietro le quinte allo strapotere degli Amato-Pagano il rampollo di casa Di Lauro, latitante da anni, Marco: trasformato nel volto da numerosi interventi di chirurgia facciale Marco Di Lauro sarebbe riuscito a mettere in più occasioni i rivali l’uno contro l’altro mantenendo nel contempo i contatti con grossi cartelli sud americani, organizzazioni criminali che controllano il traffico di droga dagli Stati Uniti a buona parte del mondo con un giro di affari di circa tredici miliardi di dollari all’anno.

Attualmente Di Lauro junior sarebbe nascosto proprio in Sud America alla guida di un impero imprenditoriale, prevalentemente nei settori ristorativi, alberghieri e centri benessere, sparso tra l’America latina e l’Europa.

Alfonso Maria Liguori

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