Sedici imprenditori e professioni nel registro degli indagati per reati plurimi

Al termine di una articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, i carabinieri di Piano di Sorrento, unitamente ai finanzieri di massa Lubrense, hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 16 soggetti, tra imprenditori e liberi professionisti, gran parte residenti in penisola sorrentina, indagati per i reati di usura, riciclaggio, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, estorsione, truffa, ricettazione, millantato credito e calunnia.

Le attività investigative avviate dai carabinieri nel 2013 e proseguite, grazie alle approfondite analisi di carattere patrimoniale e bancario, dai finanzieri, hanno posto in luce un inquietante, ma consolidato sistema di concessione di ingenti prestiti di denaro a favore di altri imprenditori in difficoltà economica, posta in essere con l’applicazione di gravosi tassi usurai o, comunque, in piena abusiva sostituzione ai canali di credito autorizzati.

Seguendo i flussi di denaro movimentati sui conti correnti dagli indagati, attraverso l’attento esame delle movimentazioni finanziarie operate su carte ricaricabili Postepay, spesso richiamate nell’ambito di conversazioni telefoniche dagli indagati, i militari sono riusciti a ricostruire il vasto giro di usura e di esercizio abusivo dell’attività finanziaria, riuscendo a superare gli escamotages posti in essere dagli indagati, i quali si dimostravano molto accorti nell’evitare ogni incontro di persona.

Alla luce delle risultanze investigative, è stata chiesta, e ottenuta, dal GIP locale l’applicazione di due misure cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di Maresca Rosario, di Piano di Sorrento, e di Ciro Bifaro, di Giugliano in Campoania (già eseguite nel 2015 e 2016 e tutt’ora efficaci), identificati come usurai si diversi imprenditori sorrentini, richiedenti la restituzione di prestiti con tassi d’interesse finanche superiori al 50%.

A conclusione delle predette indagini, è stato ricostruito come, grazie alla complicità dei gestori di alcuni punti di ricarica SISAL della penisola sorrentina, che omettevano di indicare le generalità del soggetto per conto del quale eseguivano le operazioni di ricarica delle carte ricaricabili o che le indicavano false, apponendo il proprio codice fiscale o quello di altri, gli indagati hanno anche riciclato le ingenti somme di denaro frutto della loro illecita attività usuraia o di abusivismo finanziario, al fine di disperdere le tracce delle attività delittuose o di evitarne la tracciabilità.
Le stesse attività investigative hanno svelato anche il perpetrarsi di una strutturata truffa perpetrata da parte di alcuni degli indagati, utilizzando anche metodi estorsivi, in danno di un’impresa della penisola sorrentina specializzata nella riparazione di imbarcazioni, condotta attraverso la consegna di assegni precedentemente denunciati come smarriti o tratti da conti correnti ormai estinti da decenni.

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