Blitz antidroga al rione “Traiano” di Napoli: arrestato anche Arturo Equabile

Nel blitz dei carabinieri coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia effettuato ieri mattina nel rione “Traiano” di Napoli è stato arrestato un 26enne ritenuto il gestore della piazza di spaccio di via Tertulliano.

Si tratta di Arturo Equabile, ovvero dello stesso individuo a cui i militari dell’Arma davano la caccia nella notte del 2014 in cui rimase ucciso il giovanissimo Davide Bifolco sempre nel rione Traiano. All’epoca il 26enne era latitante e i carabinieri, da tempo sulle sue tracce, credettero di vederlo in sella allo stesso scooter dove viaggiavano tre ragazzini, tra cui appunto Davide Bifolco.

Il motoveicolo non si fermò all’alt e nella fuga ad un militare partì un colpo fatale per Bifolco. Plateale la difesa di Arturo Equabile che dichiarò, in una celebre intervista ancora latitante, di essere vittima di un clamoroso equivoco in merito al furto per cui era ricercato e soprattutto di non essere stato presente quella notte al rione Traiano.

Fu poi arrestato dopo pochi giorni mentre si recava ad un appuntamento con la fidanzata. Nuovamente arrestato mentre tentava con alcuni complici di scassinare una cassaforte a “Soccavo” nel 2015. Dalle indagini che hanno portato agli arresti di ieri nel rione Traiano è emerso che Equabile, insieme al padre e ai fratelli, gestisse una piazza di spaccio in via Tertulliano per conto del clan “Cutolo”. L’accordo con la cosca prevendeva l’acquisto di cocaina dalla stessa o il versamento settimanale di una somma che oscillava tra i 1250 e i 1500 euro in caso di acquisto di stupefacenti da fornitori diversi.

Un’attività redditizia per la famiglia Equabile che vendeva droga per 50/55 kg mensili h24 dedicandosi, nei momenti liberi dal “servizio di spaccio”, ai furti in appartamento. Ancora una volta emerge la miseria sociale, l’anarchia comportamentale, l’ignoranza e l’omertà di chi vive al di fuori della legge in certe realtà di Napoli.

Personaggi a cui riteniamo però non si debba fare involontaria pubblicità: esempi di quello che un onesto giovane non dovrebbe mai essere, cancri della società civile e vergogna per la comunità partenopea. Questo certa gentaglia è e sarà sempre, altro che boss rispettati ed emulati dalle nuove leve. Chi vive di camorra non può che meritare il disprezzo della gente onesta. Ora le istituzioni devono garantire a chi vive confinato in realtà ghetto adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione sociale per colpire al cuore la capacità rigenerativa dei clan.

In sintesi: non c’è gloria a finire ammazzati per strada o in carcere, i giovani napoletani lo comprendano una volta per tutte manifestando al contrario civilmente al governo centrale e locale i propri sacro santi diritti di studiare e lavorare come i coetanei di altre località italiane.

Alfonso Maria Liguori

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