Attimi di panico stamane intorno alle 8,30 all’esterno dell’ufficio postale di Miano. Un gruppo di malviventi appostato nei pressi della sede postale ha atteso l’arrivo del furgone portavalori per entrare in azione.
Questa volta però le cose non sono andante come i rapinatori speravano: le guardie giurate di servizio a bordo del blindato intuendo il pericolo non si sono fermate presso il sito come da prassi ma hanno continuato la corsa tirandosi dietro i rapinatori che hanno esploso contro il veicolo alcuni colpi di pistola.
Tanta paura tra i cittadini che a quell’ora affollano quotidianamente il posto. La professionalità e la capacità reattiva delle guardie giurate ha evitato che l’assalto si trasformasse in tragedia. Si concretizza così l’ipotesi investigativa avanzata dal nostro giornale tempo addietro: scomparsi i Lo Russo, storici capi dell’omonimo clan di Miano, gli ex fedelissimi starebbero cercando di riorganizzare un nuovo gruppo criminale tentando con rapine e furti nella zona di racimolare il denaro necessario ad acquistare armi e droga.
Senza potere militare ed economico all’interno della camorra non si è nessuno: questo i pezzi da 90, una volta killer e capi zona dei Lo Russo, lo sanno bene unitamente all’importanza del fattore temporale per l’scesa criminale di un nuovo clan. Il tempo: secondo alcune indiscrezioni sarebbe questo il vero nemico dei nuovi boss di Miano che non sarebbero ancora in grado di respingere eventuali attacchi mossi dalla Cupola di Secondigliano o da altri sodalizi criminali della periferia di Napoli. Una brutta faccenda sulla quale indagano senza sosta le forze dell’ordine e in particolar modo i carabinieri.
Si tenta di prevenire o reprimere sul nascere quella che si preannuncia quale ennesima guerra di camorra per il controllo degli affari illeciti sul territorio. Lo spaccio di stupefacenti: questo il business principale per il sistema pronto a tutto pur di assicurarsi il monopolio dello smercio di droga a Napoli e nell’hinterland vesuviano.
Ormai appare anacronistico parlare di realtà malavitose locali: esisterebbe, come più volte evidenziato dai pentiti, un’unica grande organizzazione che farebbe capo a Secondigliano e ad alcuni storici clan di quella che una volta era denominata Nuova Famiglia.
Alfonso Maria Liguori