Sta facendo molto discutere in queste ore la polemica nata sul social network “Facebook” tra don Ivano Licinio, vicerettore del Santuario di Pompei, e il leader della Lega Matteo Salvini. Ripercorriamo per un attimo l’intera vicenda che come causa scatenante ha il terribile episodio avvenuto in un centro di accoglienza di Varcaturo, in provincia di Napoli. Qui un cittadino nigeriano di 25 anni, secondo quanto accertato dai carabinieri, ha sequestrato e molestato sessualmente un’operatrice del centro.
Il giovane è stato arrestato ed è stata annunciata la sua espulsione dall’Italia. Rappresentanti delle istituzioni ed esponenti politici sono intervenuti sulla questione, tra i quali Salvini. “Un ‘bravo migrante’ africano di 25 anni, ospite (a spese nostre) – ha scritto il leader della Lega sul proprio profilo Facebook – di un centro di accoglienza per presunti profughi vicino a Napoli, ha sequestrato e violentato una operatrice della struttura che lo accoglie. E’ stato arrestato, ma non basta. Castrazione chimica e poi espulsione: questa deve essere la cura”.
Solita pioggia di commenti, ma ad attirare l’attenzione di Salvini è quello postato da don Ivano Licinio. “Vi chiedo scusa anticipatamente se urterò la vostra suscettibilità e se leggerete uno sfogo che va oltre la mia solita pacatezza e correttezza, – ha scritto il vicerettore del Santuario di Pompei – ma credo che di fronte a certe cose non si può stare in silenzio. Leggendo questa ennesima cavolata di Matteo Salvini, in un clima storico peraltro molto delicato, mi veniva un pensiero sillogistico.
Se Salvini chiede la castrazione per coloro che usano un membro del corpo al fine di commettere violenza, la punizione dovrebbe essere attuata anche per chi usa un altro membro, la lingua, allo stesso scopo. Sì, perché dire certe cose significa fare violenza all’intelligenza, visto che in Italia la maggioranza degli stupratori sono connazionali e che la percentuale di donne straniere stuprate dagli italiani è altissima. Salvini fai un piacere a tutti, uomini e donne, castrati il cervello…ma forse ce l’hai troppo piccolo”.
Matteo Salvini ha preso la palla al balzo ed ha ripubblicato sul suo profilo uno “screenshot” di quanto scritto da don Ivano, titolando: “Se questo è un prete…”. “Ma vi pare normale? – ha scritto il leader della Lega – ‘Poveri stupratori, italiani o stranieri, non puniamoli troppo…Il ‘simpatico’ don Ivan ignora che in diversi Paesi non meno civili del nostro (tra gli altri: Stati Uniti, Russia, Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia, Regno Unito, Polonia, Canada) la castrazione chimica è prevista e praticata”.
Il sacerdote a quel punto, intervistato dall’agenzia “Ansa”, ha ribadito il senso della sua affermazione. ”Il mio – ha sottolineato – è un sillogismo. Se una persona va punita per avere usato una parte del suo corpo per fare violenza, anche chi adopera il cervello in modo violento dovrebbe subire lo stesso trattamento”. Il suo obiettivo era “solo per far capire che alle persone va dato rispetto. Innanzitutto alla vittima, ma anche all’aggressore che sia immigrato o italiano.
Purtroppo, però, già nella serata di ieri sul profilo social di don Ivano sono comparse critiche molto dure da parte di alcuni utenti nonché insulti: in molti hanno voluto intendere, come avrebbe suggerito lo stesso Salvini, che don Ivano con le sue parole abbia preso le difese dello stupratore.