Traffico d’armi: quattro ore di interrogatorio per Mario “Jafar” Di Leva

Ben quattro ore di interrogatorio per “Jafar”, ovvero Mario Di Leva, arrestato con la moglie Annamaria Fontana con l’accusa di aver venduto armi a Libia ed Iran violando l’embargo Onu.

Il fermo per i due coniugi di San Giorgio a Cremano era stato convalidato due giorni fa dal Gip del tribunale di Napoli, Luisa Toscano che, accogliendo le richieste dei Pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Catello Maresca e Maurizio Giordano, aveva disposto per entrambi la custodia cautelare in carcere.

Come la moglie, Mario Di Leva era rimasto in silenzio dinanzi al Gip, ma poi ha chiesto di essere interrogato dai due Pm che conducono l’inchiesta su questa vicenda che di giorno in giorno sta svelando sempre nuovi particolari e ulteriori intrecci con servizi segreti italiani ed esteri, faccendieri, imprenditori e sulle loro innumerevoli relazioni.

Mercoledì Annamaria Fontana nel corso del suo interrogatorio aveva cominciato a fare i nomi di politici, diplomatici e 007 italiani coinvolti, stando alle poche notizie trapelate. Entrambi gli interrogatori, infatti, sono stati secretati. Il marito avrebbe ammesso alcune circostanze ricostruite dagli inquirenti, fornendo a sua volta nuovi spinti investigativi ritenuti interessanti dagli investigatori.

Oggi, intanto, a San Giorgio a Cremano tutti sembrano prendere le distanze dalla coppia. Sembra che nessuno li conosca o quantomeno solo in maniera molto superficiale.

Nessuna dichiarazione anche dai due figli degli arrestati, uno dei quali indagato a sua volta nella stessa inchiesta che sembra sempre più essere appena all’inizio anche se lo scenario da intrigo internazionale viene fermamente respinto dai difensori degli indagati.

“E’ assolutamente tutto da ridimensionare – dice l’avvocato Massimo Romano che parla anche a nome dei colleghi di difesa – l’ambito è da rivedere rispetto alle accuse che vengono mosse ai nostri assistiti. Quello che va detto e va sottolineato è che non c’è nessun collegamento con ambienti internazionali terroristici, con cellule eventuali che possano essere ubicate sul territorio nazionale o internazionale”

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