Napoli, violati i santuari dell’imprenditoria: perquisiti gli uffici di Alfredo Romeo

Violati i “santuari” del mondo imprenditoriale a Napoli. Carabinieri e guardia di finanza hanno perquisito nelle scorse ore gli uffici della società che fa capo all’imprenditore Alfredo Romeo su disposizione dei pm della Procura di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano.

I pubblici ministeri conducono l’inchiesta su presunte tangenti ad aziende del gruppo. Un’iniziativa nata, come spiegano gli stessi inquirenti, per approfondire il rilevante materiale investigativo già scaturito da intercettazioni ambientali eseguite grazie al sistema “Trojan” che dimostrerebbe l’esistenza del cosiddetto “Sistema Romeo”.

L’inchiesta e le intercettazioni

Di cosa si tratterebbe? Di tangenti e false fatturazioni per costituire provviste in nero. Si parlerebbe di ingenti cifre che nel tempo avrebbero consolidato il potere economico e la liquidità del gruppo Romeo. Al centro delle indagini le intercettazioni dei colloqui tra Alfredo Romeo e l’ex deputato Italo Bocchino.

Conversazioni particolarmente dettagliate nelle quali si farebbe chiaramente riferimento ad appalti in tutta Italia e a persone della pubblica amministrazione da contattare e compiacere con denaro o altre utilità. L’espressione più sinistra e concreta del livello di collusione e corruzione raggiunto in Italia: se le indagini dovessero portare ad un rinvio a giudizio e alla conseguente condanna dei responsabili ci troveremo dinanzi ad un vero proprio terremoto giudiziario nei rapporti tra istituzioni e impresa con ripercussioni gravissime anche sul fronte occupazionale.

Il presunto sistema e i giovani

Quando un colosso imprenditoriale fa il cosiddetto “botto” a pagarne poi le spese sono le unità lavorative che nell’insieme lo animavano. D’altro canto sarebbe assurdo avallare l’illegalità soprattutto quando è messa in essere da pubblici amministratori e politici disonesti. Perché sia chiaro una volta per tutte: chi percepisce denaro sottobanco per favorire una società in una gara d’appalto o proteggerla da accertamenti finanziari da parte delle autorità competenti è un delinquente alla pari degli affiliati alla camorra, alla mafia e alla ‘ndrangheta è come tale va perseguito.

Il danno sulle nuove leve è incalcolabile: ecco perché i giovani appaiono sempre più scettici nei confronti del pubblico abbandonando progetti imprenditoriali che senza gli adeguati appoggi sarebbero inesorabilmente destinati a fallire. Della serie: in questa società si fatica a distinguere il “più capace” dal più “ colluso” con la peggiore feccia del Paese.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.