Scene di panico ieri sera a Napoli nel rione “Sanità”: la camorra colpisce ancora. Feriti dai proiettili dei sicari i gestori di un garage, padre e figlio, situato in via San Vincenzo: si tratta del 40enne Franco Comune e del figlio 20enne Antonio, che sarebbero stati raggiungi da due persone in sella ad uno scooter (secondo alcuni testimoni si tratterebbe di una “Vespa Piaggio”) mentre si trovavano sull’uscio dell’attività.
Antonio Comune, trasportato con il padre all’ospedale “Vecchio Pellegrini”, è stato solo colpito di striscio al torace e non ha riportato lesioni mentre il genitore è stato sottoposto ad un intervento d’urgenza perché una pallottola gli ha fratturato il femore. Antonio Comune risulta incensurato mentre il padre avrebbe alcuni precedenti di polizia.
Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli investigatori della polizia di stato sembra che il padre abbia fatto da scudo al figlio con il corpo: alla vista dei due individui a bordo di uno scooter che si avvicinavano rapidamente il 40enne avrebbe intuito le intenzioni dei sicari ponendosi tra gli stessi e il figlio.
Panico tra la gente che copiosa transitava in quel momento nei pressi del garage: le stesse persone che poco dopo il raid hanno iniziato a manifestare palesemente la propria rabbia per i troppi eventi violenti registrati negli ultimi mesi nel quartiere. Un’atmosfera invivibile che sta esasperando i già provati cittadini.
“Vastarella, “Esposito-Spina-Genidoni” (alias i cosiddetti “Barbudos”) e i “Sequino”: questi in clan in conflitto da tempo per il controllo degli affari illeciti sul territorio con particolare riferimento allo spaccio di stupefacenti. Un brutto episodio che pone l’accento ancora una volta sulla spavalderia della camorra che sembra ormai indomabile: killer, spesso giovanissimi, entrano in azione con incredibile rapidità a qualsiasi ora del giorno nel centro storico della città e in gran parte della periferia seminando terrore tra onesti cittadini sempre più angosciati dall’idea di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Purtroppo i fatti ci danno ancora una volta ragione: con la sola repressione le istituzioni non potranno mai debellare il crimine organizzato in realtà dove l’occupazione, la scolarizzazione e la sana aggregazione restano chimere. Si promuovono meeting, manifestazioni pubbliche e tavoli di concertazione tra politici a livello locale e centrale sull’emergenza sicurezza: ad oggi solo “chiacchiere” che non fermano le pallottole dei killer del sistema.
Alfonso Maria Liguori