Rifiuti liquidi sversati nel bacino dei “Regi Lagni”; rifiuti speciali, anche pericolosi, ceduti come compost, tombati su terreni a destinazione agricola oppure posti nelle cave. Si tratta di un vero e proprio disastro ambientale, come sancito dalla Corte d’Appello di Napoli a gennaio 2015, per le campagne e i lagni (reticolo di canali, artificiali e naturali, che raccolgono acque piovane e sorgive convogliandole dalla pianura a Nord di Napoli) dell’agro casertano e del napoletano, che ha favorito le casse dei clan di camorra di queste aree.
Così questa mattina la guardia di finanza, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, ha posto sotto sequestro l’impero dei Pellini, noti imprenditori di Acerra operanti nel settore dello smaltimento rifiuti. Il valore dei beni a cui sono stati apposti i sigilli ammonta ad oltre 200 milioni di euro ed ha colpito i fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini.
Il sequestro ha riguardato 250 fabbricati, 68 terreni, 50 tra autoveicoli e automezzi industriali, 3 elicotteri, 49 rapporti bancari: i beni si trovano a Roma, Bolzano, Salerno, Latina e Cosenza.
All’operazione hanno partecipato i militari del Nucleo di polizia tributaria di Napoli, agli ordini del colonnello Giovanni Salerno, quelli dell’Ufficio operazioni, guidati dal tenente colonnello Agostino Tortora, e le fiamme gialle del Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizza (Gico), dirette dal tenente colonnello Giuseppe Furciniti.
Il maxi blitz è nato dall’esito del processo scaturito dall’inchiesta “Carosello – Ultimo Atto”, scattata a gennaio 2006. Il procedimento ha portato alla condanna in primo grado degli imprenditori acerrani per aver posto in essere, tra il 1997 e il 2005, reati riguardanti lo smaltimento di rifiuti anche pericolosi.
Successivamente la IV sezione della Corte d’Appello di Napoli, nel 2015, accogliendo l’appello del pubblico ministero, ha ritenuto configurato il reato di disastro colposo. Stando alle sentenze, presso gli impianti del gruppo Pellini erano stati gestiti in maniera illecita circa un milione di tonnellate di rifiuti.
I rifiuti, in pratica, venivano “declassificati” e smaltiti mediante sversamento nei Regi Lagni, tombati o messi in cave adibite a vere e proprie discariche.
“Il processo penale conclusosi con la condanna dei Pellini – hanno scritto in una nota i procuratori Giovanni Colangelo e Giuseppe Borrelli – ha messo in luce un sistema criminale che, per anni, aveva movimentato e smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, spesso provenienti dalle industrie del Nord Italia, direttamente nelle campagne e nei lagni dell’agro casertano e napoletano ed aveva contribuito ad alimentare l’economia dei clan camorristici operanti in quelle aree”.
Dagli accertamenti del Gico è emerso che il patrimonio dei Pellini “era da qualificarsi come illegale poiché la gestione abusiva dei rifiuti risultava realizzata, fin dall’origine, con modalità illecite”. Inoltre c’era una evidente “sproporzione fra il patrimonio complessivamente riconducibile ai fratelli Pellini (costituito, principalmente, da numerosi beni immobili e società operanti tuttora nel campo degli appalti pubblici) e le disponibilità ufficiali risultati dai redditi dichiarati.
Secondo l’Antimafia, insomma, grazie alle indagini è stato possibile dimostrare che grazie alla gestione illecita di rifiuti i Pellini hanno effettuato importanti operazioni economiche ed immesso ingenti capitali nei circuiti finanziari, realizzando un effetto moltiplicatore. I guadagni derivanti dal disastro ambientali sono serviti a creare e a portare avanti altre società del gruppo sequestrate questa mattina dai finanzieri.
Nello specifico, si tratta: dell’intero compendio aziendale della “Pellini srl” e della “Atr srl”, entrambe operanti nel recupero per il riciclaggio dei rifiuti urbani e industriali; della “3 P Real Estate srl”, della “Ma. Vi srl”, della “Noleggio Costruzioni”, operanti nel settore immobiliare”; della “Eli Service srl”, operante nell’attività di noleggio mezzi di trasporto aereo, proprietaria, tra l’altro, di 3 elicotteri; di diverse quote di partecipazione e ditte individuali operanti nel settore della ristorazione e distribuzione di carburanti.
Francesco Ferrigno