La coniuge Annamaria Fontana, che col marito Mario Di Leva trafficava con Libia e Iran, convertita all’Islam e arrestata nei giorni scorsi per traffico internazionale di armi torna a far parlare di sé mentre la trama della vicenda si infittisce sempre più e coinvolge inaspettatamente anche la politica. La Fontana, infatti, avrebbe fatto da intermediaria per un incontro tra il deputato del Movimento Cinque stelle e componente del Copasir, Angelo Tofalo con l’ex premier del governo di Unità nazionale libico, non riconosciuto dal governo italiano, Khalifa Ghwell. Questi è ritenuto dal governo di Tripoli di Fayez al Sarraj vicino alle fazioni islamiche estremiste nonché autore di un tentato colpo di Stato e di manovre per far scoppiare uno scontro armato.
L’incontro effettivamente ci fu e produsse un’intervista per Fanpage nell’ultimo dicembre.
L’inchiesta condotta dai pm della Dda di Napoli, Catello Maresca e Maurizio Giordano, procede ed emergono dati nuovi. I coniugi, ricordiamo, Annamaria Fontana e Mario Di Leva, entrambi di religione islamica e di San Giorgio a Cremano, sono accusati di aver trafficato armi con l’Iran e vari esponenti dell’Isis in Libia.
Il parlamentare dell’M5s si è presentato nei giorni scorsi spontaneamente ai pm di Napoli per rendere le sue dichiarazioni dopo aver appreso dai media dell’arresto dei due coniugi.
Resta da capire come siano innanzitutto entrati in contatto Tofalo e la Fontana. Tofalo al pm ha spiegato di essersi attivato “per ragioni di sicurezza nazionale”, in pratica per lavorare a soluzioni di pace in un territorio in conflitto. Tofalo, essendo membro Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), non stupisce che possa fare viaggi in posti caldi. Ha dichiarato di non essere a conoscenza del traffico d’armi che interessava i due coniugi e di essersi consultato con gli organi che si occupano della sicurezza nazionale prima di intraprendere il viaggio con la Fontana. Ma prima di adesso, nel 2015, i coniugi Fontana e Di Leva ricevettero un avviso di garanzia con perquisizione nell’ambito delle indagini per traffico di armi, culminate nel loro fermo e in quello del solito Andrea Pardi di “Società Italiana Elicotteri”. Nonostante i media riportarono solo il nome di Pardi, che vi fosse stata un’inchiesta verso i coniugi era ed è notizia che i membri del Copasir non potevano non conoscere, eppure, dalle dichiarazioni di Angelo Tofalo, pare che nessuno abbia informato Tofalo di starsi accompagnando da una indagata per traffico d’armi internazionale, e che per giunta stavano dirigendosi da un leader avverso al governo in carica nel suo paese. Ammesso che i suoi racconti corrispondano al vero.
Anna Di Nola