“Il fallimento di Terme di Stabia, il successivo licenziamento dei termali e la mancata programmazione per il futuro sono tutto frutto di speculazioni politiche che non si arrestano. Cambiano i sindaci ma tutto rimane uguale. Addirittura Pannullo, in Regione, prima afferma una cosa e poi appena arriva a Castellammare cambia idea forse perchè deve accontentare troppe persone all’interno della sua maggioranza”. Con questo duro attacco, comunque, i termali hanno dato vita ad una conferenza stampa svoltasi questa mattina a Castellammare di Stabia.
“Dobbiamo per forza di cose rispondere agli insulti dell’amministrazione comunale – esordiscono gli ex dipendenti – che continua a fare nei confronti di tutti noi e di tutti coloro che non ci sono più e hanno dato la vita per le Terme di Castellammare. Aprire lo stabilimento di via Brin solamente per metterci dei ristorantini, e per sopperire così alla mancanza della villa comunale, è una grande offesa alla storia dello stabilimento”.
“Di Martino, in alcune dichiarazioni alla stampa, ha spiegato che le Antiche Terme e le Nuove Terme devono essere analizzate come se fossero due cose diverse. Peccato però che i documenti da noi raccolti dimostrano il contrario: entrambe le strutture sono da considerarsi un tutt’uno e di proprietà comunale fin dal momento della costruzione del Complesso del Solaro”.
Armati di documenti, alcuni dei quali molto vecchi nel tempo, i termali sono stati in grado di ripercorrere le tappe saliente del complesso termale stabiese fino ad arrivare al 2015 anno del fallimento e del licenziamento dei lavoratori. Negli ultimi 24 mesi, tuttavia, si è tentato di ridare vita al complesso termale senza successo. L’amministrazione Pannullo, in particolare, sta tentando di pubblicare e far approvare in consiglio comunale un bando di privatizzazione così da ridare lustro alla struttura senza prevedere però la clausola sociale tanto voluta dai lavoratori. (Il testo continua sotto il video)
“La clausola sociale può essere consentita grazie ad un decreto legislativo. Se non volevano metterla non dovevano consultare l’avvocatura comunale ma l’Anac in quanto l’ultima parola spetta sempre ad un organo neutro. Nell’ultimo nostro incontro in Regione, un consigliere regionale del Pd, ci ha dato ragione prevedendo la possibilità di inserimento della clausola nel bando. Ma Pannullo ha deciso di fare diversamente”.
Presenti, fra gli altri, anche i consiglieri Vozza, Cimmino e Murino che hanno insistito su un dato importante: i lavoratori devono riunirsi tutti sotto un’importante sigla sindacale. Tutto quello che è successo nel passato deve essere dimenticato: è arrivato il momento di guardare al futuro e tentare le ultime mosse per rilanciare la struttura. Anche in ottica di un possibile accordo regionale con De Luca, sbandierato particolarmente da Vozza e Cimmino, è fondamentale avere delle sigle che identifichino tutti i lavoratori.
“Così non si può andare avanti – tuonano i consiglieri di opposizione -. Tutti devono lodare il vostro comportamento ma ora bisogna alzare l’asticella e fare di più: cerchiamo tutti insieme, fin dove arrivano le nostre possibilità, di far riaprire effettivamente le Terme. Siamo pronti anche ad andare in Regione a protestare pur di raggiungere questo obbiettivo”.
Una situazione destinata a far discutere, quindi, ancora per molto tempo. Il rapporto fra lavoratori termali e amministrazione comunale si è definitivamente logorato e conferma un dato importante: Pannullo come Cuomo sta per scivolare sulla questione Terme.
Gennaro Esposito