Estradizione, ok dagli Emirati Arabi ma l’Italia tentenna. Attesa per il superboss Raffaele Imperiale

Gli Emirati Arabi hanno ratificato poche ore fa il trattato di cooperazione giudiziaria, ora tocca all’Italia: l’obiettivo è estradare coloro che hanno trovato rifugio nel Paese, come il “re” dei narcotrafficanti Raffaele Imperiale, originario di Castellammare di Stabia e recentemente condannato, che da anni si troverebbe a Dubai.

La sensazione, però, è che magistratura, burocrazia e politica si stiamo muovendo su piani differenti. La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli da tempo ha chiesto l’estradizione di Imperiale, che per anni ha trafficato cocaina dal Sudamerica per conto di potentissimi clan di camorra, “Amato-Pagano” in primis: la richiesta si muoveva nell’ambito della cosiddetta “cortesia diplomatica”, ma nulla si è mosso.

Ben altro discorso sarebbe quello di avvalersi di un trattato internazionale che gli Emirati hanno ratificato ieri. A battersi affinché il Parlamento italiano faccia lo stesso è il deputato del Partito Democratico Davide Mattiello.

“Gli Emirati Arabi hanno ratificato il trattato di cooperazione giudiziaria con l’Italia, noi no: che brutta figura. – ha spiegato Mattiello – Nessuna delle spiegazioni che dal marzo 2016 il Governo in vari modi ha dato sulla questione della mancata ratifica dell’accordo di cooperazione giudiziaria e di estradizione tiene più: nemmeno le perplessità manifestate dal Quirinale sulla pena di morte, l’accordo firmato dal ministro Andrea Orlando nel settembre del 2015 infatti è in tutto simile a quello che abbiamo con altri Paesi che contemplano la pena di morte, come gli Usa.

Si apprende ora che gli Emirati hanno proceduto sulla strada della ratifica di quell’accordo e quindi l’urgenza aumenta: che brutta figura rischia di fare l’Italia, con uno dei suoi principali partner economici. Vale la pena rammentare ancora una volta che esiste sempre e comunque il canale della cosiddetta cortesia diplomatica per ottenere l’estradizione dei latitanti italiani e che in ogni caso diventa difficile persuadersi che il trattato, qualora dovesse essere ratificato anche dall’Italia, non varrebbe che per il futuro.

Ancora la scorsa settimana sono intervenuto in Aula – ha concluso Mattiello – per sollecitare la risposta del Governo tanto alla interrogazione che ho a suo tempo presentato, quanto alla risoluzione votata a larga maggioranza in commissione Giustizia nell’ottobre del 2016: ma dal Governo nessuna reazione. Peccato”.

Tra gli italiani che hanno trovato rifugio negli Emirati (alcuni con condanne definitive altri non definitive), vi sono l’ex parlamentare Amedeo Matacena, l’ex ad di Eutelia, Samuele Landi, il costruttore Andrea Nucera e la compagna, e il superboss Raffaele Imperiale.

Raffaele Imperiale, alias “Lelluccio ‘o parente” o “Lello Ferrarelle”, è legato al clan di camorra degli “Amato-Pagano”, i famigerati “Scissionisti” che hanno spostato la propria roccaforte da Secondigliano a Melito di Napoli durante le guerre che hanno insanguinato il capoluogo partenopeo, e da anni vive nel lusso più sfrenato a Dubai, negli Emirati Arabi. L’uomo chiave del narcotraffico internazionale, al vertice di un’organizzazione potente e capillare, è il figlio di un noto costruttore stabiese, ovvero colui che ha realizzato il “Parco Imperiale”, un rione che si trova al confine tra Castellammare di Stabia e Gragnano.

Il Tribunale di Napoli, a conclusione del procedimento con rito abbreviato, ha inflitto otto condanne ad altrettanti indagati alla sbarra per droga e riciclaggio. Imperiale, tuttora latitante a Dubai, è stato condannato a diciotto anni di reclusione; il suo socio in affari, Mario Cerrone, arrestato a gennaio 2016, a quattordici anni.

I due trafficanti sono ormai noti in tutto il mondo per la vicenda che ha portato al ritrovamento di due dipinti di Vincent Van Gogh rubati quattordici anni fa al Van Gogh Museum di Amsterdam da due malviventi e ritrovati a Castellammare di Stabia in un covo della camorra nel settembre 2016 grazie al lavoro della guardia di finanza e della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli.

Il ritrovamento è avvenuto nell’ambito di un’inchiesta sul narcotraffico internazionale e in particolare sul business della cocaina messo in piedi da Raffaele Imperiale, recentemente condannato e latitante a Dubai, e Mario Cerrone, arrestato lo scorso anno. Proprio dalle dichiarazioni di Cerrone si è giunti ai quadri che si trovavano nell’abitazione dei genitori di Imperiale al rione “Annunziatella” nella periferia di Castellammare.

Il Tribunale di Napoli ha acconsentito alla restituzione delle tele al Van Gogh Museum di Amsterdam ma le autorità olandesi, in segno di riconoscenza verso l’Italia, hanno detto sì ad una mostra straordinaria presso il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli. “La Marina di Scheveningen” e “La Congregazione che esce dalla Chiesa Riformata di Nuenen” saranno esposte al pubblico fino al 26 febbraio prossimo al secondo piano del Museo.

Francesco Ferrigno

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