Dal 21 al 26 febbraio, il teatro Bellini di Napoli ospita Filippo Timi, protagonista di “Una casa di bambola” di Ibsen; coprotagonista del lavoro è Marina Rocco, nella foto con Mariella Valentini, di cui la messinscena si avvale della partecipazione. Traduzione, adattamento e regia sono di Andrée Ruth Shammah.
In scena anche Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Elena Orsini e Paola Senatore. L’autore, drammaturgo norvegese, porta in teatro l’immagine della borghesia del suo tempo, indagando sulle incoerenze e sul maschilismo del ceto. “Una casa di bambola” è la storia di Nora, che riceve dal marito premure e tenerezze. La protagonista contrae, all’insaputa del consorte, un debito per curarlo da grave malattia, falsificando una firma; creditore è un impiegato di banca, Krogstag, impegnatosi a non rivelarlo al marito. La donna paga, ma dopo un po’ comincia ad avere difficoltà e chiede proroghe al creditore, il quale in una lettera rivela tutto al marito. L’uomo, senza gratitudine in quanto la moglie ha agito per la sua guarigione, pensa solo alla perdita del proprio buon nome. La donna quindi, rendendosi conto di essere diventata una bambola da ammirare, come fantoccio senza vita, abbandona il consorte e la sua casa.
La regista Andrèe Ruth Shammah, negli anni settanta è stata assistente di Giorgio Strehler e Paolo Grassi; poi fonda a Milano il Salone Pier Lombardo, chiamato dopo Teatro Franco Parenti, che dirige, dal 1989.
Federico Orsini