I carabinieri della Tenenza di Quarto in collaborazione con i colleghi dei nuclei Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pozzuoli hanno rinvenuto e sequestrato un arsenale bellico e autoveicoli provento di rapine.
Arrestati nel contempo 4 individui ritenuti personaggi di spicco del clan Mele operante a Pianura. A finire in manette Salvatore Romano (alias muoll’ muoll’), Pasquale Esposito, Marco Battaglia e Antonio Vanacore. Gli arrestati sono stati condotti nel carcere di Secondigliano dove il Gip di turno ha convalidato il fermo. Le armi erano occultate in un tubo idrico interrato a circa mezzo metro in un terreno terrazzato sito a Quarto: si tratterebbe di un fucile da guerra automatico, uno semiautomatico a canne mozze, risultato rubato in una abitazione di Pozzuoli il 12 agosto del 2016, uno sovrapposto a canne mozze, risultato rubato nel 2010 a Napoli, una pistola semiautomatica con matricola abrasa e 72 cartucce di vario calibro.
Gli inquirenti non avrebbero dubbi: è guerra aperta tra i Mele e i Lago per il controllo delle piazze di spaccio e le estorsioni ai mercati della zona. Una brutta faccenda che rischia di riacuire l’emergenza sicurezza sempre alta nel perimetro compreso tra Pianura, Quarto, Fuorigrotta e Bagnoli. Proprio da Fuorigrotta, precisamente da Cavalleggeri, potrebbero presto partire offensive mirate ai danni di storici clan del territorio. La prossima scarcerazione del ras Alessandro Giannelli potrebbe spingere il gruppo di Cavalleggeri a chiudere una volte per tutte i conti con i D’Ausilio di Bagnoli, orfani di riferimenti carismatici dopo la cattura del boss latitante Felice.
Le forze dell’ordine presidiano ininterrottamente i luoghi per prevenire stese e agguati ai danni di pezzi da 90 dei vari clan coinvolti negli scontri. Tra alleanze sottobanco e appartenenze eccellenti (si parlerebbe di rapporti familiari con la cupola di Secondigliano) proprio come i Giannelli potrebbe emergere nell’universo criminale partenopeo estendendo i propri interessi verso il centro della città.
I residenti vivono ormai nel terrore di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Della serie: la camorra attacca, le istituzioni rispondono, ma la strada è ancora tutta in salita.
Alfonso Maria Liguori