Cravatte e colombe per i consiglieri, corruzione, finanziamenti illeciti. La Corte dei Conti in Campania: “Tolleranza zero”

Cravatte, colombe, uova pasquali, spumanti, pizzerie, ristoranti ed altro: un danno per le casse degli Enti pubblici di circa 1 milione e 700mila euro. Si tratta delle spese dei gruppi consiliari regionali e consiliari prese in esame dalla Corte dei Conti della Campania.

Le circostanze sono emerse nel corso della relazione inaugurale dell’anno giudiziario 2017 del presidente Michael Sciascia che ha analizzato il lavoro svolto in Campania nel 2016.

“Nel 2016 tra sentenze e sequestri si è raggiunta la somma di quasi 54 milioni di euro. Gli organi istituzionalmente competenti devono mantenere un atteggiamento a ‘tolleranza zero’ – ha detto Sciascia – nei confronti di prassi e comportamenti ‘deviati’, anche i più insignificanti, che spesso inavvertitamente sono l’humus ed il prodromo di gravi fenomeni di mala gestio”. 

Tra gli aspetti salienti presi in considerazione dalla Corte dei Conti i rimborsi e la rendicontazione delle spese dei gruppi consiliari, la corruzione, la tutela dell’ambiente, l’appropriazione di finanziamenti e la gestione dei consorzi. 

Sulle spese dei gruppi consiliari regionali e comunali, è bene precisare che spetta al capogruppo l’obbligo di giustificare adeguatamente, ovvero rendicontare, l’utilizzo dei contributi erogati per il funzionamento complessivo del gruppo. Troppe volte i contributi sono stati spesi senza una giustificazione o senza alcun collegamento con l’attività politica.

“Sono stati rilevati tra gli altri acquisti di cravatte, colombe e uova pasquali, – ha spiegato il presidente Sciascia – generi alimentari, farmaci, bevande, spumanti, spazi televisivi, materiale informatico, nonché spese in pizzerie, ristoranti, bar, hotel, locazione di stand per partiti politici, collaborazioni ingiustificate, per traffico telefonico mobile”.

Stesso discorso per i gruppi comunali, le cui somme sono state impiegate per l’acquisto di cellulari, personal computer, notebook, ristoranti. Tali comportamenti hanno prodotto condanne e sequestri, ed altre indagini sono in corso di svolgimento.

“La corruzione, vero cancro della nostra società, va contrastata e sradicata senza indugio e senza sconti. – ha continuato il presidente della Corte dei Conti – In Italia essa è stimata nell’iperbolica somma di 60 miliardi di euro e dal rapporto sull’efficienza della Pubblica Amministrazione in Europa, reso pubblico il 30 dicembre 2016 dalla Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre), risulta che la Campania si collocherebbe all’ultimo posto tra le regioni italiane ed europee, seguita solo da alcune turche e bulgare.

Al di là dalla giustificata perplessità sulla piena attendibilità dei risultati suddetti e pur riconoscendo gli indubbi recenti sforzi della dirigenza politica locale tesi alla ‘normalizzazione’ di Napoli e della Campania, tale impressionante dato impone una riflessione approfondita sulle cause che determinano la scarsa qualità dei servizi pubblici offerti ai cittadini”.

La gestione delle discariche ed il ciclo dei rifiuti poi, rappresentano un tassello importantissimo dal punto di vista contabile. Il motivo è facilmente intuibile. Il gravissimo problema della “Terra dei Fuochi” produce ingenti spese per ricostruire la fruibilità, la vivibilità e la salubrità di un territorio martoriato, e per garantire le costose cure per le malattie indotte dal degrado e dall’inquinamento.

E’ per questo che “occorre individuare le singole responsabilità giuridiche, anche a fini risarcitori e ripristinatori dell’ambiente, bene collettivo fondamentale”. Inoltre “numerose sono state poi le sentenze di condanna a carico della Regione Campania pronunciate dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per inadempimento delle direttive sui rifiuti in materia di discariche; in ordine ad esse saranno accertate le eventuali responsabilità erariali per oltre tre milioni di euro a carico tra l’altro dei precedenti presidenti della Regione”.

La Corte dei Conti della Campania ha quindi sottolineato la scarsa funzionalità sia tecnica sia amministrativa dei Consorzi di bonifica. La riflessione è semplice: i Consorzi si adeguano in ritardo alla legislazione regionale e sul fronte delle entrate essi richiedono “contributi di miglioria” in realtà inesistenti. Ciò si traduce, sul piano tecnico, in una “inoperatività” nella manutenzione di canali ed impianti di depurazione con conseguenti inondazioni di terreni ed inquinamento di fiumi e del mare.

Senza contare che sul piano contabile la richiesta di questi contributi ai cittadini comporta contenziosi “presso gli organi di giustizia tributaria è rilevantissimo e spesso perdente, anche con enormi esborsi per le spese legali a favore di professionisti, sì da ritrovarsi in condizioni di costante precarietà finanziaria”.

Infine la Corte dei Conti della Campania ha preso in esame il fenomeno dell’appropriazione di finanziamenti e contributi, compresi quelli provenienti dall’Unione Europea, destinati ad iniziative imprenditoriali e sociali sia alla formazione professionale. Finanziamenti “che invece – ha detto il presidente Sciascia – continuano purtroppo a risultare spesso assorbiti da iniziative fittizie ed ottenuti attraverso falsificazioni documentali in un sistema di scarsi controlli e di corruttela.

Numerose sono state al riguardo le pronunce della Sezione, che hanno accertato un desolante e scoraggiante sistema in cui inefficienza e connivenza si mescolano in maniera inestricabile, giungendo ad azioni revocatorie e a sequestri conservativi a tutela delle ragioni erariali”.

Francesco Ferrigno

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