Un biglietto di minacce è stato fatto pervenire al presidente della III Corte D’Assise di Napoli Alfonso Barbarano: la faccenda è stata resa pubblica da un servizio del Tgr Campania della Rai che ha evidenziato come i fatti nello specifico risalgano al 21 dicembre scorso.
Barbarano tra i vari procedimenti presiede quello sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avvenuto nel 2014 al “Parco Verde” di Caivano. Barbarano avrebbe denunciato le minacce subite ai carabinieri: il caso sarebbe di competenza della Procura di Roma in quanto è parte offesa un magistrato del distretto di Napoli.
Le minacce, sempre secondo il servizio della Rai, sarebbero state indirizzate ad un familiare del giudice e recapitate il giorno del compleanno di Barbarano. Una brutta vicenda sulla quale le autorità mantengono il massimo riserbo: quando si arriva a minacciare un magistrato del calibro di Barbarano vuol dire che la posta in gioco è altissima.
D’altro canto gli orrori del Parco Verde di Caivano sono in parte ancora da ricostruire e gli investigatori non escluderebbero il coinvolgimento nelle indagini di altri individui rei di molestie sessuali continuate ai danni di minori.
A proteggere gli orchi senza onore che scippano il candore dell’infanzia a bambini innocenti il vergognoso muro d’omertà che sinistro separa i quartieri ghetto dalla cosiddetta società civile. Contesti in cui ad oggi la camorra regna sovrana favorita dall’ignoranza e dall’inoccupazione cronica che da sempre mette in ginocchio i residenti.
In realtà del genere per vivere tranquilli, soprattutto se si svolgono attività lavorative a contatto con il pubblico, occorre rimanere in buoni rapporti con il boss dl quartiere, simpatizzare con gli affiliati del clan egemone nella zona al fine di evitare raid punitivi ai negozi o alle piccole imprese.
Le forze dell’ordine fanno l’impossibile per garantire la pubblica sicurezza con organici insufficienti e supporti logistici inadeguati. Sarebbe veramente ora che il mondo politico-istituzionale si occupasse dell’emergenza sicurezza a Napoli e nell’hinterland vesuviano investendo nella prevenzione, nella scolarizzazione e nella occupazione quali deterrenti allo strapotere del crimine organizzato. Un sistema così spavaldo da sfidare persino un alto magistrato della Repubblica.
Alfonso Maria Liguori