Cinque ore di interrogatorio davanti al pm Stefania Buda per Gennaro Mola, esponente del Partito Democratico e compagno dell’ex candidata a sindaco di Napoli Valeria Valente. Mola risulta indagato per violazione della legge elettorale nell’ambito di un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica su candidature in liste pro Valente all’insaputa dei diretti interessati relative alle ultime amministrative locali.
Mola avrebbe respinto decisamente ogni addebito. In particolare ha confutato le accuse mosse dal consigliere comunale Salvatore Madonna spiegando al pm di non avergli consegnato alcun elenco con i nomi delle persone inserite a loro insaputa nella lista civica “Napoli Vale”.
“Ho cercato di spiegare – ha precisato Gennaro Mola – che non c’è alcun collegamento tra contributi e finanziamenti vari e le liste, così come ho potuto dimostrare che il nostro interesse era perfettamente contrario perché noi volevamo inserire in lista gente che portava voti e ci siamo trovati purtroppo dei candidati che non hanno apportato alcun beneficio alla causa in termini numerici.
Ovviamente non posso dire ai giudici più di quello che so. Ribadisco con forza che non c’era alcun interesse da parte di Valeria Valente né del centrosinistra né della lista singola a fare operazioni di questo genere”. In un secondo momento è stato ascoltato dal pm anche il capogruppo alla Regione Campania Mario Casillo come persona informata dei fatti.
Una vicenda che presenta ancora tanti punti da chiarire e che potrebbe presto subire colpi di scena inattesi. Gennaro Mola sbandiera con energia, anche davanti ai magistrati, la propria estraneità a fatti , a suo dire, mai avvenuti e che potrebbero essere solo un misero tentativo di macchiare il buon nome e la credibilità politica della stessa Valente.
Tra veleni, attacchi diretti e strategie difensive prosegue un’inchiesta che certamente non ha giovato a un Pd già scosso da defezioni eccellenti e contrasti interni.
Alfonso Maria Liguori