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Stese di camorra, anarchia e guerre tra ragazzini a Napoli: come e perché accade tutto ciò?

L’ennesima “stesa” di camorra, ed è proprio il caso di precisarlo, avvenuta ieri mattina alla “Sanità” di Napoli dove sono stati esplosi alcuni colpi di pistola contro le vetrine della nota pasticceria “Poppella” in via Arena mentre sul posto transitavano bambini diretti a scuola.

La gente comincia ad interrogarsi seriamente sui meccanismi che consentono, nonostante l’imponente spiegamento di forze dell’ordine sul territorio, a delinquenti senza scrupoli di colpire ovunque in città e a qualsiasi ora del giorno. Stese nel centro storico della città, in via Toledo, ma anche a Pianura, nel rione Traiano, a Ponticelli: un fenomeno che investe l’intera area metropolitana e che affonda le radici nell’anarchia comportamentale nella quale da sempre vivono certe zone di Napoli e dell’hinterland vesuviano.

Baby gang scatenate in continuo conflitto con le vecchie famiglie di camorra per il controllo degli affari illeciti sul territorio con particolare riferimento alle piazze di spaccio. Giovanissimi ignoranti come capre e avulsi a qualsiasi contesto civile, pronti a tutto pur di emergere in contesti dove la violenza regna sovrana.

Soggetti abbandonati dalle istituzioni e dalla politica che riscopre certe realtà solo in periodo elettorale o in occasione di talk show nazionali per fingersi ad arte “innocente” agli occhi del pubblico. La realtà è ben diversa per chi come lo scrivente vive Napoli ogni giorno. Nel quartiere per lavorare in pace devi conoscere il boss del posto, la paranza che lo rappresenta o sono guai.

Le forze dell’ordine fanno miracoli per garantire la sicurezza in città ma parliamo di unità insufficienti e di supporti logistici inadeguati per una comunità in pieno allarme rosso come Napoli (come più volte denunciato dagli stessi sindacati di polizia, il che è un tutto dire). Facile blaterare di drammi sociali che nemmeno si immaginano, di condizioni di miseria economica, sociale e culturale che rasentano l’osceno quando si è al contrario cresciuti nel benessere magari lontani centinaia di km dai luoghi in questione.

Le stese non sono altro che l’evoluzione negativa dell’arroganza e della brutalità di chi è nato e cresciuto al di fuori della legge. Il capo della Procura di Napoli Giovanni Colangelo aveva recentemente evidenziato come le nuove leve criminali siano più spigliate, aggressive e arriviste di quelle in forza alla camorra anni addietro.

In questo processo involutivo una responsabilità rilevante è attribuibile al bombardamento mediatico che massiccio investe giorno per giorno i giovani: politici e funzionari dello stato corrotti, amministratori collusi con imprenditori legati alla camorra, tutti esempi di come ad ogni livello dell’apparente “lecito” si celi marciume e ambiguità.

Il resto è retorica inutile, offesa all’intelligenza e alla dignità degli onesti partenopei. Senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione ci troveremo ad intervistare sempre adolescenti capaci di ripetere a mena dito battute celebri di fiction a tema come Gomorra ma completamente all’oscuro di chi sia l’attuale presidente della Repubblica o di quante siano le regioni d’Italia.

In sintesi: basta con la “nera” che fa vendere i giornali e fortifica i politici di turno e avanti con la reale analisi dei fatti per salvare il salvabile in una città dove si fatica sempre di più a distinguere, nei vari strati della società, il lecito dall’illecito.

Alfonso Maria Liguori

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