Suicidio Tiziana Cantone, interviene il Garante per la Privacy

Novità per quanto riguarda il caso di Tiziana Cantone, la ragazza di Mugnano che a 31 anni decise di togliersi la vita impiccandosi con una sciarpa, il 13 settembre 2016, dopo la diffusione in rete di alcuni video che la riprendevano mentre faceva sesso.

Da un lato, lo sblocco del telefono della ragazza e l’ipotesi di richiesta di archiviazione per i quattro accusati dalla Cantone di aver diffuso in rete i contenuti hot, dall’altro lato, invece, il reclamo presentato dal Garante per la Privacy affinché siano eliminati del tutto i siti che portano ai video e alle immagini che hanno soffocato la ragazza fino a portarla al suicidio.

Ma procediamo per ordine. I carabinieri della sezione cyber-crime sono riusciti, con l’ausilio di tecnici, ad entrare nel telefono della ragazza, evitando un definitivo blocco e sfruttando un “bug” del sistema operativo dell’apparecchio. Pare che tra i file ci sarebbero le telefonate fatte da Tiziana prima di morire, alcuni messaggi con Sergio Di Palo, suo compagno e indagato, e un ultimo messaggio che lascerebbe presagire l’intento di suicidarsi.

Per Sergio Di Palo c’è l’accusa di calunnia, calunnia verso i quattro ragazzi accusati di aver diffuso i video in rete: sarebbe stato lui a spingere Tiziana a dichiarare di aver perso il cellulare, probabilmente per sviare le indagini sul fatto che la coppia stessa aveva pubblicato volontariamente i video hard. Di Palo avrebbe fatto leva sulla sulla sudditanza psicologica della giovane. Per i quattro ragazzi (due di Battipaglia, uno di Napoli e uno di Aversa), accusati dalla Cantone e dal Di Palo di aver diffuso i video, aleggia la richiesta di archiviazione del procedimento.

Il Garante per la Privacy ha aperto un fascicolo sul caso Cantone: l’istruttoria, sollecitata dagli avvocati e dalla madre di Tiziana, punterà ad accertare i motivi per i quali i due principali motori di ricerca, ovvero Google e Yahoo, ancora hanno indicizzazioni che portano ai video di Tiziana.

In particolare, il Garante ha chiesto alle due multinazionali informatiche non solo di riscontrare le richieste formulate dalla madre di Tiziana, ma anche di indicare quali sistemi abbiano usato e quali intendano in futuro utilizzare per riuscire a deindicizzare le pagine che pubblicano immagini e video pornografici con il volto della ragazza. “Il nostro obiettivo – ha dichiarato l’avvocato Andrea Orefice, che assiste la madre di Tiziana – è quello di ottenere la eliminazione dal web di tutte le immagini oscene e di tutti i video pornografici che ritraggono la povera Tiziana”.

Ancora non ci sono risvolti, invece, per quanto riguarda l’altro filone, ovvero quello che fa capo all’accusa di istigazione al suicidio, reato un po’ più difficile da dimostrare.

Anna Di Nola

Tiziana Cantone, vittima della violenza degli uomini e dei social

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