Inchiesta “Consip”, interrogato Alfredo Romeo: scena muta dell’imprenditore

alfredo romeo napoli consipScena muta dell’imprenditore Alfredo Romeo davanti al gip Gasparre Sturzo, interrogato nell’ambito dell’inchiesta “Consip” dopo il suo arresto avvenuto nei giorni scorsi. Il noto imprenditore campano attualmente detenuto per corruzione nel carcere romano di “Regina Coeli” si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice.

Gli avvocati difensori di Alfredo Romeo, Francesco Carotenuto, Giovanni Battista Vignola e Alfredo Sorge hanno in merito all’atteggiamento assunto dal loro assistito così commentato: “Romeo respinge decisamente ogni accusa ritenendosi vittima di una strumentalizzazione che sembra la conseguenza di un’aspra contesa di natura politica”.

Francamente tutto più che scontato: una brutta vicenda che da qualche parte si tenterebbe già di “ridimensionare” a favore di Romeo accusando gli organi d’informazione di aver condannato l’imputato prima ancora dell’inizio del procedimento a suo carico.

Uno squallore senza fine, la scoperta per l’ennesima volta di quanto tutti sapevano, delle collusioni eccellenti, del livello di corruzione raggiunto da un Paese ormai allo sbando sotto il profilo sia politico che istituzionale e soprattutto di come la fortuna di tanti colossi dell’impresa puzzi inesorabilmente di illegalità.

Ascoltando i pareri della gente, delle persone comuni il coro è unanime: “Sempre la solita storia”. Nella rassegnazione degli italiani, nel mancato stupore per una vicenda giudiziaria che vede coinvolti personaggi legati alle alte cariche dello Stato chi è in buona fede non può che riconoscere l’alienazione sociale in cui gran parte degli onesti contribuenti ormai sopravvive.

Mentre si discute di Romeo, tra passerelle di avvocati dagli onorari inaccessibili alle persone che vivono di onesto stipendio, cifre faraoniche e interessi milionari onesti imprenditori, onesti sul serio, si tolgono la vita per la vergogna di non poter più far fronte alle spese e pagare i dipendenti. Per non parlare dei laureati che non riescono a trovare inserimento sebbene preparatissimi e dei tanti giovani che ormai guardano ai concorsi pubblici con diffidenza perché non dispongono di adeguata raccomandazione.

Con un grosso scandalo al mese non comprendiamo cosa ci si potesse aspettare di meglio. L’Italia è ormai divisa in chi può e chi non può, chi appartiene e chi è costretto a sottomettersi al potente di turno pur di trarne sostentamento. A seconda poi del livello culturale dei personaggi coinvolti questi potenti assumono il ruolo di massoni, politici o potenti boss della mala.

Quindi a prescindere dalla responsabilità individuale dell’uomo Alfredo Romeo ad essere stata colpita e messa seriamente in discussione è la credibilità della pubblica amministrazione e di conseguenza dello Stato. In sintesi: ancora una volta emerge la modernità del Sommo Poeta espressa chiaramente nei versi : “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”.

Alfonso Maria Liguori

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