Bisogna ricordare che l’imprenditore campano è in carcere da alcuni giorni dopo l’arresto per corruzione ordinato dalla Procura ed eseguito dalla guardia di finanza.
“Il nostro assistito – hanno spiegato le toghe del collegio difensivo ai giornalisti fuori dal carcere – non ha mai incontrato Tiziano Renzi o persone dell’entourage dell’ex premier. La stessa presunta corruzione nei confronti del funzionario Consip Marco Gasparri sarebbe una bufala: in realtà Alfredo Romeo sarebbe stato ‘fregato’. I soldi versati a Gasparri non sarebbero altro che gli onorari corrisposti al funzionario per consulenze private sul perfezionamento dei calcoli per presentare delle offerte.
Si tratta comunque di cifre modeste, il resto è solo gossip e clamore mediatico. Se la vogliamo dire tutta in Consip Alfredo Romeo non era un privilegiato ma un emarginato. Altro che corruttore, ripetiamo, è stato al contrario fregato più volte”.
Una strategia difensiva che punterebbe a descrivere Alfredo Romeo come una vittima e non un corruttore.
Una frase che gli stessi militari hanno definito di “eccezionale valore” perché comproverebbe che i due si erano realmente incontrati. Millanteria o meno è evidente che dato il peso dei personaggi coinvolti si proceda nell’inchiesta “con i piedi di piombo” scaricando sugli organi di informazione la responsabilità di essersi sostituiti alla giustizia ordinaria arbitrariamente.
L’impressione al contrario è che non si sappia proprio come correre ai ripari: troppi gli interessi in gioco e forse il timore che davanti alla prospettiva di una detenzione più lunga del previsto qualcuno possa cedere emotivamente e barattare la libertà con rivelazioni scottanti. Particolari che potrebbero aprire le porte delle patrie galere a personaggi “in” della politica nazionale e delle istituzioni. Della serie: quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
Alfonso Maria Liguori