La fornitura di strumenti medicali all’Istituto Pascale Tumori di Napoli era tutta una questione tra marito e moglie.
Lui, Francesco Izzo, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Oncologica Addominale ad indirizzo Epatobiliare del Pascale, chiedeva con urgenza dispositivi forniti dalle società Gi.Med. srl e Gdc Medicali srl, gestite da lei, Giulia Di Capua.
Il tutto senza gare d’appalto, in quanto c’era chi ometteva controlli e verifiche sull’operato di lui. Un “gioco” che è andato avanti per ben quattro anni, dal 2012 al 2015, e che ha consentito alla coppia di mettere da parte poco meno di due milioni di euro.
Senza contare poi gli affari tra Izzo e Marco Argenziano, informatore scientifico della Bayer. Il direttore, ingiustificatamente, ha raddoppiato le prescrizioni del farmaco oncologico Nexavar.
Il sistema è stato scoperto dalla guardia di finanza (Nucleo di Polizia Tributaria e Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, reparti coordinati dal colonnello Giovanni Salerno, dal tenente colonnello Agostino Tortora e dal tenente colonnello Guglielmo Sanicola) di Napoli, a seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica partenopea. Sette in totale gli indagati nell’inchiesta, tutti confinati agli arresti domiciliari, che dovranno difendersi dalle accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti.
“La vicenda ha palesato, da parte degli indagati, – ha scritto il gip nell’ordinanza coercitiva, – ha palesato, da parte degli indagati, lo spregio delle regole non solo della buona amministrazione della cosa pubblica, ma anche del basilare vivere civile nonché l’assoluto disprezzo per i malati sottoposti a terapia”, “in quanto le condotte illecite – ha continuato il procuratore Alfonso D’Avino in una nota – sono state poste in essere in uno dei settori più delicati della sanità, quello degli ammalati affetti da patologie oncologiche”.
Oltre a Francesco Izzo e Giulia Di Capua sono stati arrestati Sergio Mariani, Elia Abbondante, Marco Mauri e Marco Argenziano.
Stando a quanto accertato dalle fiamme gialle il direttore dell’Istituto Pascale Izzo avrebbe abusato del proprio ruolo dichiarando falsamente che alcuni dispositivi necessari per la cure dei tumori al fegato erano urgenti, infungibili e di esclusiva produzione di alcune aziende, tra le quali la Hs e la Led, i cui prodotti erano forniti dalle società gestite da Di Capua.
Tutto ciò sarebbe stato possibile grazie al tacito assenso degli uffici amministrativi dell’Istituto Pascale e in particolare grazie al contributo del Responsabile Unico del Procedimento (Rup), ovvero Elia Abbondante, per diverse procedure. Il Responsabile non solo sarebbe stato in affari con i coniugi ma avrebbe anche omesso di rilevare l’incompatibilità delle richieste di Izzo a favore della Gi.Med. e della Gdc, amministrate formalmente da Sergio Mariani ma riconducibili di fatto a Di Capua.
“Le indagini, che si sono giovate anche di intercettazioni telefoniche ed ambientali, – ha scritto D’Avino – hanno consentito di accertare come l’illecito ‘schema negoziale’ adottato dal primario Izzo e dalla moglie Di Capua abbia permesso, da un lato, ai coniugi di conseguire margini di profitto altissimi e, dall’altro, di aumentare in maniera esponenziale il fatturato delle aziende produttrici dei prodotti oggetto delle forniture illegittime, alle quali è stata garantita l’aggiudicazione delle commesse a danno delle altre ditte operanti nel medesimo settore, con margini di profitto illecito di centinaia di migliaia di euro”.
Nei confronti degli indagati il gip ha disposto anche il sequestro per 1 milione e 900mila euro circa di conti correnti, beni immobili e mobili e delle società Gi.Med. e Gdc Medicali.
Francesco Ferrigno
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