Afragola, la camorra costringe a ritrattare le denunce contro i “signori del pizzo”: due arresti

estorsione afragola pizzo racketAd Afragola la camorra costringe con la violenza e le minacce a ritrattare le denunce di una vittima dei “signori del pizzo”: due le persone finite in manette, ritenute dalle autorità vicine al clan di camorra dei Moccia.

L’inchiesta è partita da Afragola dove qualche mese è finito in manette Antonio Nobile per un tentativo di estorsione nei confronti del titolare di una ditta edile. Il figlio dell’arrestato, ovvero Raffaele Nobile, insieme ad un complice, avrebbe cercato in ogni modo di far desistere la vittima dal registrare le accuse contro il padre.

Ieri mattina i carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, due provvedimenti di custodia cautelare, uno in carcere l’altro ai domiciliari, rispettivamente nei confronti di Raffaele Nobile di 38 anni e Michele Leodato di 48 anni  per il delitto di violenza e minaccia per costringere a commettere un reato, aggravato dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan di camorra Moccia e operante sul territorio di Afragola.

In precedenza era finito in manette nell’ottobre del 2016 il padre di Raffaele Nobile, Antonio, per un tentativo di estorsione commesso presso un cantiere edile di Afragola. Grazie all’intercettazioni telefoniche eseguite dai carabinieri è stato possibile evidenziare il ruolo criminale di Raffaele Nobile e Michele Leodato nella stessa vicenda.

Il fine di Leodato e Nobile sarebbe stato quello di costringere con la violenza la vittima dell’estorsione a ritrattare in favore di Nobile senior agevolando così la strategia difensiva dell’uomo. Un’operazione che testimonia il livello di guardia sempre alto della Dda e delle forze dell’ordine nei confronti del fenomeno estorsivo: la riprova di come lo Stato non abbandoni onesti imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare i propri aguzzini.

Una storia brillante che cozza però con le tante, troppe testimonianze contrarie facilmente reperibili sui estorsione1media da parte di commercianti e imprenditori taglieggiati. Accuse alla Giustizia e alla scarsa tutela del denunciante da parte delle uniformi di Stato. Nella ferma convinzione della professionalità messa in campo dalle forze dell’ordine e dalla magistratura riteniamo opportuno per amore di verità riportare questa discrepanza palese che ha suscitato anche in passato notevoli polemiche.

La parentesi storica attraversata da Paese è funestata da gravi episodi di corruzione e collusione tra pubblici funzionari, malavita organizzata e imprenditori furbetti. Un mix deprimente soprattutto per i giovani che terminati gli studi si accingono ad entrare nel mondo del lavoro alla ricerca del tanto sospirato “posto fisso” (ormai solo una chimera).

Il governo centrale è chiamato oggi a dare prova di linearità e trasparenza a chi ormai guarda alle istituzioni con giustificata prevenzione saturo di nefandezze e imbrogli ampiamente pubblicizzati quotidianamente dai media.

Alfonso Maria Liguori

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