Rovi e rifiuti invadono l’area, coprendo la vecchia cartellonistica ferroviaria mentre i giardini pensili sono soffocati dalle piante infestanti.
Inaugurata nel lontano 4 maggio del 1885, per molti anni fu utilizzata per il trasporto di persone e merci, diventando il mezzo di locomozione principale per il commercio della pasta e dell’indotto pastaio. Nel 2010, durante l’amministrazione guidata da Annarita Patriarca, fu decisa la chiusura definitiva della stazione.
Alcuni cittadini organizzarono una manifestazione di protesta poco partecipata non sufficiente ad impedirne la soppressione. Mentre i gragnanesi si arrendevano più o meno facilmente, alcune associazioni stabiesi cominciarono una lunga battaglia che alla fine li vide vittoriosi: sebbene l’allora sindaco di Castellammare di Stabia Luigi Bobbio avesse avallato la chiusura anche della stazione Fs di Castellammare, essa fu impedita.
La tratta ferroviaria Gragnano-Castellammare fu definitivamente chiusa e i cittadini del comprensorio
Qualcuno, più di una volta, ha annunciato la nascita di una pista ciclabile, qualcun altro la creazione di una nuova linea di tram leggero. Sorte simile è toccata ai due edifici che ospitavano il personale delle ferrovie. Gli spazi interni a piano terra del fabbricato principale sono stati affidati alla Pro Loco mentre le stanze nel piano superiore sono abitate dai familiari dell’ex capostazione.
A versare in condizioni disastrose è soprattutto l’edificio secondario, quello all’epoca adibito a deposito delle merci: la struttura in cemento, a quanto pare di proprietà comunale, è stata dichiarata inagibile ed è completamente abbandonata. Il solaio, devastato dalle infiltrazioni d’acqua, è estremamente pericolante mentre il pavimento è ricoperto da rifiuti di vario tipo. Il fabbricato è usato frequentemente da soggetti dediti all’uso di sostanze stupefacenti che lo usano come una specie di “stanza del buco”.
Allo stesso tempo, la mancata chiusura serale del cancello d’ingresso, permette il massiccio ingresso notturno di coloro che si appartano in cerca di intimità. Eppure basterebbe poco per ripulire questi luoghi, rendendoli accessibili alla cittadinanza, magari recuperando i giardini pensili e installando delle panchine.
Degli spazi che potrebbero essere fruiti da tutti e non dai soliti soggetti che ne incentivano il degrado. Piuttosto che attendere un nuovo e probabilmente infondato annuncio del solito progetto di restyling, non sarebbe meglio agire subito, con iniziative a costo zero?