“A Scafati sulla mia vicenda giudiziaria ho ascoltato l’opinione di feroci avversari, di moralizzatori e opinionisti. Mai da nessuno ho letto i motivi veri di una richiesta di misura cautelare in carcere chiesta dall’accusa e respinta prima dal gip e poi dalla Cassazione”.
A parlare è l’ex sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, che ha affidato al proprio profilo Facebook le proprie reazioni dopo che pochi giorni fa la Corte di Cassazione, che doveva decidere in merito al suo arresto, ha rimandato alla Corte d’Appello il provvedimento in quanto necessiterebbe di una rielaborazione delle motivazioni.
L’ex primo cittadino di Scafati si era dimesso dopo che il Tribunale del Riesame aveva detto sì al suo arresto a seguito di indagini della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Salerno in quanto accusato di voto di scambio aggravato dal metodo mafioso. Il Comune di Scafati da lui amministrato, poco tempo dopo, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.
“Mi accuserebbero di aver fatto una promessa, – ha scritto Aliberti – durante le elezioni amministrative ad un neo laureato con borsa di studio, incensurato e specializzato, un certo Andrea Ridosso, appartenente ad una nota famiglia malavitosa, favorendo poi la sua assunzione in una cooperativa sociale che si occupa di assistenza domiciliare agli anziani, il tutto per una compenso di circa 400 euro al mese.
A riferirlo sono personaggi di dubbia moralità che parlano per sentito dire per salvare le proprie colpevolezze, certificate e riscontrate, che nulla hanno a che fare con la politica. Un collaboratore di giustizia, uno strano imprenditore, compare del presunto clan, un faccendiere e alcuni miei avversari politici che, invece, risultano essere stati sostenuti da malavitosi in cambio di soldi, diventano i miei accusatori.
Eppure nessuno dice di aver sentito o ascoltato questa presunta promessa, nessuno riferisce di miei rapporti, contatti o semplici incontri con nessuno dei presunti camorristi. Nessuno parla di appalti, di affidamenti o di vantaggi al clan Ridosso Loreto, salvo l’assunzione di un giovane incensurato e laureato.
Anzi, lo stesso collaboratore di giustizia riferisce addirittura che da sindaco avrei respinto anche una eventuale richiesta di candidare il ragazzo alle elezioni amministrative, consigliando allo stesso di addirittura di ‘…prendere le #distanze dalla sua famiglia e di sconfessare pubblicamente la stessa’.
Tutto questo sarebbe la prova di uno scambio politico mafioso. Eppure è lo stesso collaboratore che continua a sostenere, pur non avendo mai avuto rapporti di nessun tipo con me, ‘…il sindaco non ci ha dato nulla, ci ha solo preso in giro, ci ha sfruttato…’.
È giusto che la magistratura inquirente continui, dopo 18 mesi le sue indagini ma da onesto cittadino di questo paese Italia, mi chiedo: Quale reato ho commesso? A chi e quando ho promesso cosa? È possibile che camorristi del loro calibro mai hanno avuto la forza e il coraggio di minacciarmi per promesse non mantenute o per aver addirittura invitato un ragazzo laureato a prendere pubblicamente le distanze da quella parte di famiglia malavitosa?
È per questo che vogliono arrestarmi? È per questo che i miei nemici avrebbero festeggiato il mio arresto? È una sporca battaglia politica alla persona? E’ giusto che mi giudichi la magistratura su questi e possibili altri elementi.
Voglio continuare a credere nella giustizia e sperare che prima di ogni giudizio si approfondiscano le questioni. Non voglio un processo di strada o da bar fatto da semplici tifosi, forcaioli o garantisti a convenienza.
Io, nonostante tutto, continuo ad amare la politica, la mia più grande passione e a schifare la camorra e chi cerca di salvare le proprie responsabilità accusando e rovinando un uomo perbene e la sua famiglia. Io continuo a combattere con la forza della verità che è già nelle carte che bisogna semplicemente leggere con attenzione e senza preconcetti.
Soprattutto senza l’odio o le avversità di chi voleva varianti urbanistiche per realizzare centri commerciali, o per trasformare fabbriche in scuole uffici o commercio, di chi chiedeva assunzioni e stabilizzazioni improponibili per le proprie mogli, di chi ha strumentalizzato trik trak, proiettili e minacce.
Tutto questo è rischia di diventare una offesa per quella stragrande maggioranza, per quella parte di popolo che mi ha votato, per stima, affetto e per quanto abbiamo realizzato in questi anni. Ho il compito di difendermi in questo processo, quando finalmente si farà e la responsabilità di continuare a coltivare un sogno, una passione, con la lealtà di sempre.
Grazie di cuore, statemi vicino più di sempre perché ho davvero e sempre più bisogno del vostro affetto e del vostro sostegno. Un abbraccio immenso”.