Francesco Zagaria, imprenditore, figura di primo piano e parente indiretto del boss della camorra del clan dei Casalesi Michele Zagaria, è finito in manette. Ad effettuare l’arresto i carabinieri su ordine del gip del Tribunale di Napoli: l’accusa per Francesco Zagaria (alias Ciccio ‘e Brezza) è di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.
Sempre nell’ambito della stessa operazione i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno sequestrato una bisca clandestina a Grazzanise, una società operante nell’edilizia e un caseificio per la vendita della mozzarella di bufala campana dop ubicato a Capua. Tutte le attività sarebbero riconducibili a Francesco Zagaria.
I militari nel corso delle indagini hanno inoltre appurato come l’imprenditore arrestato Francesco Zagaria avesse più volte incontrato il ras Michele Zagaria quando quest’ultimo era latitante essendo di fatto il referente del potente esponente dei casalesi nei comuni di Grazzanise, Santa Maria La Fossa e Capua.
Un successo dell’Arma e della Procura di Napoli maturato dopo un lungo lavoro di intelligence effettuato dagli 007 della Benemerita. Ancora una volta è emerso come la camorra, in particolare il clan dei Casalesi, ricicli il denaro sporco in imprese edili e in attività commerciali ristorativo-alimentari, con particolare riferimento alla vendita di latticini.
Un business da capogiro alimentato dal traffico di stupefacenti, dal contrabbando d’armi, dall’usura, dalle estorsioni e dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Gente senza scrupoli ne onore, pronta ad avvelenare la propria stessa terra pur di arricchirsi a dismisura. Uno strapotere quello dei Casalesi che ad oggi lo Stato ha però appena scalfito.
Per avere un’idea del potere economico di questi criminali basta pensare alle società in loro possesso sparse per il mondo, alle catene di alberghi, ai ristoranti e alle discoteche di lusso per non parlare poi, come sopra precisato, dei megastore presenti ovunque sul territorio nazionale per la vendita di prodotti caseari. Un impero protetto da uno spesso muro di omertà che neanche le dichiarazioni dei pentiti riescono a scalfire più di tanto.
Perché ad essere coinvolti non sono solo semianalfabeti violenti ma insospettabili professionisti della Caserta bene , di Napoli e del basso Lazio: personaggi insomma talmente potenti da intimorire persino il più “motivato” collaboratore di giustizia.
Alfonso Maria Liguori