Torre Annunziata, palazzo Fienga. Il sindaco: “Edificio sotto controllo. Avviate procedure per confisca”

torre annunziata giosuè starita“Si sta parlando del nulla. Quello di palazzo Fienga è un episodio isolato”. Così il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita, in merito al rogo appiccato la settimana scorsa da una baby gang su un ballatoio all’interno della vecchia “fortezza” del clan di camorra Gionta.

Facciamo un sunto della situazione. “La fabbrica della morte”, dichiarata pericolante in base ad una perizia tecnica, è stata sgomberata due anni or sono. Quarantadue le famiglie sfollate e trasferite nei box dello stadio Giraud.

Da allora “è completamente murata. Un’operazione costosissima per le casse del Comune di Torre Annunziata. – spiega il primo cittadino – Periodicamente i tecnici, previa autorizzazione, vanno a fare dei sopralluoghi per accertare che non vi siano manomissioni. L’edificio è costantemente sotto controllo, di certo non possiamo mettere dei vigili ventiquattr’ore su ventiquattro: assurdo per un immobile abbandonato”.

La notte di giovedì 9 marzo alcuni vandali hanno scavalcato un muro del cosiddetto “palazzo dei contrabbandieri”, confinante con palazzo Fienga, si sono arrampicati per tre piani su delle impalcature traballanti, sono entrati nell’ex roccaforte da un foro sul tetto ed hanno appiccato un incendio sul ballatoio. Subito dopo si sono dati alla fuga.

Questo è l’episodio isolato a cui si riferisce il sindaco Starita. Però, in precedenza è stato scoperto che i muri degli appartamenti dove vivevano Gemma Donnarumma, la moglie del capoclan Valentino Gionta, e il loro figlio Aldo, “il boss poeta”, in parte sono stati abbattuti.

Prima ancora, un dodicenne, scappato di casa dopo un litigio con la madre, si è introdotto da un foro esterno ed ètorre annunziata palazzo fienga polizia stato recuperato dai vigili urbani. Non ultime sono alcune presenze “notturne” segnalate nei giorni scorsi. In una città come Torre Annunziata, in cui il controllo dovrebbe essere massimo, ci si chiede come sia possibile non riuscire a gestire nemmeno un edificio abbandonato, ancor di più se l’immobile in questione era la base centrale del clan egemone; motivo per cui lo sgombero ha acquisito una forte valenza simbolica.

La sua espugnazione è stata un vanto per il Comune e per il Partito Democratico, tanto da inserirla tra i proclami degli obiettivi raggiunti. “La vittoria della democrazia contro la criminalità e contro l’ipocrisia dell’antimafia della tastiera e delle chiacchiere da salotto” è quanto si legge nel programma presentato in occasione delle primarie della coalizione di centrosinistra. Basta la conquista della roccaforte per dichiarare la sconfitta della camorra?

La gestione di palazzo Fienga non è cosa semplice: “è in corso la procedura di confisca che coinvolge all’incirca ottanta proprietari. Un procedimento lungo e complesso”, spiega Starita. A proposito degli abitanti dello stabile di via Bertone, delle quarantadue famiglie, trentotto hanno trovato una sistemazione autonoma e altre quattro sono rimaste negli edifici dello Stadio comunale, “un buon risultato in due anni”, sostiene.

Roberta Miele

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