Continua a far discutere il tema Terme di Stabia all’interno della città di Castellamare dopo l’annullamento del consiglio comunale di settimana scorsa per volontà del Movimento 5 Stelle e dei lavoratori che non vogliono far approvare per nessuna ragione il famoso project financing tanto promosso dall’amministrazione guidata dal sindaco Toni Pannullo.
Il vice sindaco Andrea Di Martino, dopo l’occupazione dell’aula per mezzo dei consiglieri pentastellati e dei lavoratori, aveva parlato di un duro “attacco alla democrazia. Per colpa loro, se non si approva il project financing si rischia di perdere anche i fondi per il completamento della villa”. La maggioranza, infatti, da tempo sta spingendo su questo punto: o si approva il project financing o si perde tutto quello di buono fatto fino a questo momento.
I lavoratori di Terme di Stabia, da sempre preparati sulla questione, ovviamente non la pensano alla stessa maniera. A differenza di quanto dichiarano i consiglieri di maggioranza e gli uomini della giunta in primis, i fondi che sono a disposizione per la villa erano a disposizione anche per il restauro delle Antiche Terme nel programma “PIU Europa”. Approvare in tempi record e veloci questo project financing rischia di causare, secondo i lavoratori, un vero e proprio caos sia per la questione relative a Terme sia per quanto riguarda la villa comunale.
Di Martino, tuttavia, nelle ore scorse, ha dichiarato: “Le Antiche Terme sono produttrici di reddito”. I lavoratori però non ci stanno: “E’ un’affermazione da denunciare alla Procura. Il motivo? Molto semplice, le Antiche Terme non sono produttrici di reddito alcuno dallo stesso momento in cui, sotto l’amministrazione Vozza (quando Di Martino ricopriva un ruolo in giunta), furono avviati i lavori di ristrutturazione della struttura sulla scorta di finanziamenti della comunità economica europea. Del resto, la stessa struttura di piazza Amendola, era in gestione alla società Terme di Stabia, vedi convenzione 1972 stipulata tra Comune, Sint e Terme di Stabia in essere fino al 2030, che sino al momento in cui l’azienda ha funzionato, compreso periodo in cui si effettuavano i lavori di ristrutturazione, destinava parte del personale tecnico a lavorare presso la sala pompe e controllo sorgentizio, della struttura citata”.
“Ma il problema più grave, è un altro – continuano i lavoratori -, ossia quello che Di Martino e sodali, restano convinti di aver aperto le Terme e di aver praticato il termalismo in quel breve periodo dello scorso anno: questo la dice lunga sul loro modo di intendere il termalismo. Infatti, a nostro avviso è tutt’altro che quello di aprire il negozio dell’acqua: praticamente Pannullo e Di Martino l’anno scorso hanno aperto, solo ed esclusivamente, un negozio di “Acquafrescaio” senza possedere nemmeno la licenza per esercitare”.
Per quanto attiene la questione dei lavoratori termali, “l’assessore alle Partecipate dovrebbe quantomeno informarsi bene, anche se lo ha fatto in via informale, che i lavoratori termali che risultano dallo “stralcio elenco complessivo dei lavoratori (871 unità) inseriti nelle liste di mobilità regionale, approvato nella seduta della Sottocommissione Mobilità della Campania del 01/10/2015, secondo quanto disposto dall’art. 6 della L. 223/91″ sono pari a 92, di cui 60 part-time e 32 full-time. Tanto sta a significare che, il totale complessivo a tempo pieno sarebbe pari a circa 70 lavoratori, per un costo pari a circa 130.000,00 euro lordi mensili. Questa è la verità storica che emerge dagli atti, il resto è solo un atteggiamento strumentale e di comodo per pescare nel torbido e nel fango, un atteggiamento che significa voler mettere dentro tutti per far fuori tutti”.
La Regione Campania, tuttavia, attraverso il decreto 90/2016, ha riconosciuto a Terme di Stabia un accreditamento Fkt per circa 1milione di euro. Inoltre la convenzione per il termale è sempre aperta e basterebbe iniziare per acquisire quote di clientela di inimmaginabile valore. “Basti pensare che – concludono i termali -, nella sua peggior stagione (2012) Terme di Stabia ha fatturato circa 2.000.000,00 di euro, quote che, con questo atteggiamento, abbiamo lasciato ad improvvisati stabilimenti “termali” del comprensorio. Se invece di mettere su la commedia dei bandi, per la vendita di proprietà “non strategiche”, la Sint riavviasse il termalismo vero, mettendo a garanzia dell’attività quei cespiti, avocando le concessioni delle sorgenti con le convenzioni, potrebbe tranquillamente mantenere in regime di continuità una attività che ha reso famosa Castellammare nel mondo. Quindi non è vero che il termalismo è morto, la verità è un’altra: Di Martino&C. lo vogliono assassinare in via definitiva, per dar luogo ai loro beceri e stolti disegni”.
“Come si può dare fiducia, e credito, a questi uomini che, arroccandosi sulla loro stolta proposta, sono poi primi a non crederci? Infatti, per veder concretizzato un “Project Financing” occorrono almeno tre anni. A loro serve solo riaprire “la bancarella dell’acqua” per non perdere i finanziamenti, in virtù degli errori commessi dai loro amici dirigenti comunali tanto per i “termali arrosto” ci saranno i ristoranti a prepararli”. Questa la posizione molto chiara dei lavoratori a fronte di un progetto che ha, come fine ultimo, solo la necessità di guadagnare tempo e, forse, credibilità.