Si è aperta questa mattina la due giorni, organizzata presso l’Istituto Comprensivo “Giacomo Leopardi” di Torre Annunziata, dedicata alle vittime di tutte le mafie.
Oggi lunedì 20 e domani martedì 21 marzo la scuola impegnata in dibattiti, riflessioni e momenti di spettacolo dedicati al ricordo di chi, innocente, ha perso la vita per mano della malavita organizzata: giornate dedicate al tema della legalità dal titolo “LEGALMENTE… per dare senso al futuro”.
Gli incontri sono partiti appunto questa mattina con un incontro dedicato al ricordo di don Peppe Diana, il prete di Casal di Principe ucciso il 19 marzo 1994 dalla camorra. Ospiti di questa prima giornata il dr. Vincenzo Gioia, dirigente della Polizia di Stato, il dr. Pasquale Basso, dirigente scolastico della scuola torrese per oltre vent’anni e don Antonio Carbone, direttore Salesiani di Torre Annunziata. A portare una toccante testimonianza Carmela Sermino, moglie di Giuseppe Veropalumbo, vittima di camorra, ucciso a trent’anni da un proiettile vagante nella notte di Capodanno del 2007.
L’arma più forte contro i criminali? “A volte è proprio un sorriso”. Ha così risposto alla domanda di uno degli alunni della scuola torrese il dr. Vincenzo Gioia che ha aggiunto: “I delinquenti basano la loro presunta forza sulla paura che naturalmente si prigiona nell’animo delle persone perbene. Se rispondiamo con un sorriso, mostrando di non temerli, immediatamente perdono la loro arroganza”.
Il preside Pasquale Basso ha parlato dei tanti anni trascorsi a Torre Annunziata, una città da lui scelta e dalla quale ha ricevuto tante soddisfazioni, mentre don Antonio Carbone ha calamitato l’attenzione dei tanti studenti presenti interpretando la lettera immaginaria scritta ad un papà detenuto in carcere da tanti, troppi anni: “Non ho potuto mettere la nostra foto insieme nel giorno della festa del papà, perché l’unica foto che ho insieme a te, papà, è quella del mio battesimo… Io non voglio vivere la tua stessa vita!”
A fine convegno il dirigente scolastico, dr. Antonella d’Urzo ha ringraziato tutti gli ospiti e tutti i ragazzi e i docenti impegnati nell’organizzazione dell’evento e ha concluso dicendo: “La cultura è l’unico antidoto per difendersi dal male per comprendere e ragionare con la propria testa”.
Domani la giornata conclusiva con la rappresentazione, nella sala teatro dell’Istituto torrese, del testo teatrale di Luciano Violante “Cantata per la Festa dei Bambini morti di mafia”.
Il punto di vista della cantata è quello delle vittime della mafia, che guardano da un loro “aldilà” alle vicende terrene avvelenate dal crimine, dalla complicità e dall’inerzia morale. Al centro di questa folla di uccisi stanno i bambini vittime della mafia, per i quali la pietà e la tenerezza degli adulti, donne e uomini, creano una festa che è amore e speranza. Nella cantata il discorso politico e l’indignazione civile ritrovano le loro radici profonde nei sentimenti elementari, l’amore e la sofferenza, la solidarietà e il senso di giustizia. La tragedia che chiamiamo mafia si rivela qui nella sua essenza di offesa all’umanità.
Roberta Miele