“Si accendono i riflettori, facciamo luce”? A dire il vero a me sembra proprio il contrario. E sì, perché è questo, più che mai, il momento in cui il più si svolge nelle segrete stanze degli accordi, lineari o trasversali. Ma ciò fa parte del gioco della politica e quindi può anche andare bene così.
La riflessione che invece è partita da qualche recondita sinapsi è tutt’altra.
Domenica mattina percorrendo in bicicletta le strade pompeiane e la piazza, ho visto tanti, troppi “scarafaggi”.
“Oh mio Dio, che schifo!”, potrebbe esclamare qualcuno. Altolà. Non mi sono ancora spiegato bene: magari però l’esclamazione riguardo lo “schifo” potrebbe andare bene lo stesso.
E allora mi spiego.
Questo periodo pre elettorale pompeiano, ma a dire il vero la cosa è ben diffusa ovunque, mi sembra essere tutt’altro che illuminato dai famosi riflettori. L’impressione che ho avuto, esattamente domenica mattina, è proprio quella di una pesante penombra, anzi, proprio buio pesto. E cosa succede in un rudere abbandonato, quando fa buio e c’è silenzio?
Fateci caso, sembra proprio di parlare della situazione in cui versa la vita politico-amministrativa pompeiana: un rudere abbandonato e avvolto dalle tenebre.
Allora dicevamo: cosa succede al buio, nel silenzio di una stanza, una casa, un rudere abbandonato?
Escono gli “scarafaggi”! E così li ho visti in tutta Pompei. Di fronte al comune, in mezzo alla piazza, davanti ai bar e lungo i marciapiedi. “Scarafaggi” candidati tricolori, “scarafaggi” consiglieri, “scarafaggi” consiglieri subentrati, “scarafaggi” già assessori, “scarafaggi” assessori trombati e ringraziati, “scarafaggi” consiglieri passati di grado e da assessori surrogati da altri “scarafaggi” primi dei non eletti: brulicanti, silenziosi, a testa bassa, a voce bassissima… “scarafaggi”. Tutti per strada alla ricerca di qualche brandello di ciccia da riuscire a far proprio strappandolo a cantoni già storicamente ben definiti.
La risposta è fin tropo ovvia! Quando si illumina la lampadina, quando si accende la luce, è un attimo: spariscono tutti quanti gli animaletti neri, silenziosi, che a bassa voce e sguardo a terra, solo pochi istanti prima, brulicavano in tutti gli spigoli della città. Povera città!
Oddio che ansia. Mi assale un pensiero tremendo.
Ma fosse proprio a causa degli “scarafaggi” che i pompeiani votano sempre gli stessi personaggi? In fondo, “ogni scarrafone è bello a mammà soja”. Moronna! Lucubrazioni kafkiane.
Comunque, se qualcuno dovesse essersi offeso, Napoli, e quindi Pompei, é terra di bellissimi proverbi e ne potrei suggerire uno, a mio parere, proprio adatto alla situazione: quello che parla della “coda di paglia”.
Gennaro Cirillo