Gli opposti si attraggono. Pare che capiti in amore. In politica pure, però non nel senso delle alleanze, ma in quello delle azioni ad effetto. Prendete il caso della manifestazione a Napoli di Matteo Salvini e la contro-azione, quasi una contro-manifestazione, del sindaco De Magistris. Per anni la Lega Nord ha sparato ad alzo zero sul Sud. Un Meridione che cominciava, dal loro punto di vista secessionista, dai confini della Padania. Ma man mano che si scendeva verso il basso dello stivale gli epiteti dispregiativi aumentavano in virulenza.
Alla Festa di Pontida del 2009 Salvini canta in coro: “Senti che puzza scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani”. Si giustifica poi in politichese, certo meno efficace ed incisivo del coro, che i napoletani “sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nessuna cosa in comune. Siamo lontani anni luce”. Eppoi, nel 2013, al Congresso dei Giovani Padani, il Matteo leghista non usa mezzi termini nel commentare la notizia di previsti aiuti finanziari ai giovani meridionali: “Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno! Al Sud non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera”. Nel 2014, l’attuale “capitano” del Carroccio a proposito della riforma della scuola sostiene che bisogna “bloccare l’esodo degli insegnanti precari meridionali al Nord”.
Certo, l’atteggiamento di Salvini nei confronti del Sud – Sud, a leggere certe affermazioni, non sembra benevolo. I ripensamenti son sempre possibili e auspicabili. Pare che una cosa del genere sia capitata al nocchiero padano che s’è convinto che solo la Lega Nord può dare una speranza di cambiamento culturale al Meridione. Eppoi, Nord e Sud “uniti nella lotta” potrebbero dare al Matteo, ex nordista “duro e puro”, la possibilità di salire a Palazzo Chigi da inquilino. E’ giusto, quindi, che cominci la sua lotta di liberalizzazione alla Garibaldi dell’Italia meridionale.
L’appuntamento con i napoletani è alla Mostra d’Oltremare di proprietà comunale. Salvini prenota e sembra che tutto vada liscio. Non è che la cosa faccia piacere al Matteo rinnovatore del Sud. Se c’è confusione, con scontri e cariche della polizia, per lui è manna che scende dal cielo. Tivvù, giornali, opinionisti che parlano degli incidenti, dandogli le prime pagine dei giornali, lo accreditano come il “salvatore” bloccato dai “poteri” più beceri del conservatorismo e dell’affarismo. C’è sempre qualcuno che a certe frottole ci crede.
Il sindaco di Napoli de Magistris, difronte alla calata al Sud del nuovo Garibaldi in t-shirt, non poteva stare a guardare. La Mostra d’Oltremare è di proprietà del Comune di Napoli e, allora, nessun permesso accordato. Vada a fare il comizio da un’altra parte. Ma era il caso di fare tanta confusione a tutto vantaggio dell’avversario diventato “soggetto politico discriminato”? E’ dovuto intervenire anche il ministro dell’Interno Minniti che ha ordinato al prefetto di Napoli che il leghista fosse “reintegrato” come oratore alla Mostra d’Oltremare. Si può immaginare l’incavolatura di “Giggino a manetta”, com’era chiamato una volta il sindaco di Napoli quando faceva il magistrato. Come il suo avversario nordista de Magistris ha sempre tenuto in gran conto i media. L’allora sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Vito D’Ambrosio, suo accusatore nel processo disciplinare difronte al CSM, lo definì “un magistrato che mantiene rapporti con i mezzi d’informazione del tutto anomali, usando i suoi rapporti privilegiati per fare pubblicità a se stesso e alla sua attività professionale. Una vera e propria campagna mediatica, con dichiarazioni allarmanti e prive di equilibrio…” Tutta invidia per le sue iniziative giudiziarie? Chissà. Il nostro partecipa per due volte alla trasmissione “Annozero per raccontare la sua vita da Grande Vittima. In TV ne aveva discusso con Michele Santoro, cognato del GIP Maria Teresa Belmonte che l’aveva assolto” da alcuni procedimenti in cui il PM si era trovato coinvolto. Notizie del genere si trovano nel libro di Gian Marco Chiocci e Simone di Meo, “De Magistris, Il pubblico ministero. Biografia non autorizzata”.
Ma c’è anche da dire che in fatto di coerenza in certe affermazioni fatte da “Giggino” qualche dubbio può venire. Pare che abbia sostenuto da magistrato che bisognava “Fare la guerra alla politica. Scassarla. Ridurla ad ancella del potere giudiziario”. E, anche, una volta che la toga l’aveva smessa e intrapresa la carriera politica: “Questo Paese, nel bene e nel male, è stato troppo condizionato dall’attività giudiziaria”. Non è mai troppo tardi per ravvedersi. Sì, gli “opposti” in questo caso sono fin troppo identici: per lo meno in fatto di media e di ripensamenti clamorosi.