“Napoli s’indigna? La verità spesso fa male ma la resta la verità e occorre sempre dirla, costi quello che costi. Se avessi scritto che Napoli è una città pulita, civile e ordinata, nella quale non esistono illegalità, né criminalità, né degrado ambientale o sociale, né esistono parassiti, raccomandati, furbetti o approfittatori; se avessi scritto che Napoli è una città modello dalla quale tutti dovrebbero prendere esempio; avrei raccolto migliaia di messaggi di sostegno, ma non avrei detto la verità.
La verità è un’altra. Io l’ho detta e mi sono preso insulti infiniti. Ma qual è il problema di fronte a questa verità oggettiva? Da fastidio l’uso del termine ‘fogna infernale’? Ne facciamo dunque una questione di termini utilizzati? Di forma? Trovate un altro termine. A me i termini non importano. Io preferisco la sostanza. E la sostanza è evidente. Napoli è una città sporca, inquinata, criminale, mafiosa, corrotta, degradata, clientelare, parassitaria e incivile.
L’immagine perfetta per la sostanza del Paese di cui è parte (e di cui, purtroppo, facciamo parte anche noi) che è anch’esso esattamente così ovunque. Napoli è solo più avanti di altri in questo. Però i napoletani non amano sentirselo dire. Preferiscono sostituire la realtà con le descrizioni di pura fantasia (modello ‘Un posto al sole’, telenovela pagata da mamma Rai ossia dai soldi lombardi) oppure preferiscono ricordare i tempi di Franceschiello, oppure ti indicano il mare (inquinato) o il Vesuvio (cementificato) o i loro monumenti simbolo dell’antica civiltà.
Come se non sapessimo che anche a Bombay non mancano testimonianze di antica civiltà e che a Roma
inventarono gli acquedotti e le fognature. Ma provate a girare oggi per le baraccopoli di Bombay o per le strade di Roma. E come reagiscono allora i Napoletani davanti alla verità messa brutalmente davanti agli occhi di tutti? Non certo come fa chi vuol cambiare le cose (oggettivamente orribili) ma solo insultando chi ricorda loro come sta realmente la situazione.
Atteggiamento tipico di un paese in cui ne accadono di tutti i colori ma meglio non parlarne o parlarne in modo ‘diplomatico’, edulcorando e indorando. Non mi intendo di psicologia ma credo che tutto questo si chiami rimozione (metodo perfetto per chi non vuole risolvere i problemi). Funziona ovunque. Basta viaggiare in una qualunque città del terzo mondo per rendersene conto: nascondono i peccati sotto il tappeto (o per lor meno ci provano) e cercano di mostrare al mondo ed ai turisti solo il buono.
Ma per quanto mi riguarda c’è pure di peggio: c’è che ormai anche noi ci stiamo assuefacendo a questo andazzo e rischiamo di rendere anche Milano identica a Napoli (e per certi aspetti ci siamo già). Tutto questo, ovviamente, non ha nulla a che fare col razzismo ma dare del razzista a chi fa notare come stanno realmente le cose è il modo più classico per nasconderle. Se non vuoi beccarti del razzista racconta palle alla gente. E invece chiunque viva in Lombardia o a Napoli (non importa che si chiami Cattaneo, Esposito, Yang o Mohamed) dovrebbe essere preoccupato per questa orribile situazione.
E dovrebbe prendere Zurigo ad esempio per la propria città e non il terzo mondo (da cui, non a caso, la gente fugge). C’è qualcuno che vuol continuare a raccontare le favole ai bambini e suonare l’orchestrina mentre il Titanic affonda? Faccia pure. Tutto è una fogna ma…Goooooaaaaaal! Claudio Bizzozero, sindaco libero del Comune departitocratizzato di Cantù”.
Una vicenda vergognosa quella che parte da Cantù, forse provocata indirettamente dall’atteggiamento poco accorto dello stesso de Magistris. A nostro avviso completamente errata la strategia adottata dal sindaco di Napoli in occasione della visita a Napoli del leghista Matteo Salvini, politico che andava contestato e affrontato democraticamente dal palco e non evitato alzando nel contempo un polverone enorme con i centri sociali (alibi perfetto per scatenare la furia distruttiva dei facinorosi di turno). Ecco cosa accade quando si presta il fianco, quando si è troppo presi da progetti politici nazionali per badare con professionale attenzione all’immagine e alla credibilità della capitale del Mezzogiorno.
Alfonso Maria Liguori