Nella dimenticata periferia di Torre Annunziata, dove i lustri del centro scompaiono, sostituiti da grigi capannoni industriali e strade desolate, c’è una parrocchia che tiene unita la comunità.
Intorno alla casa di Dio ci sono i campetti da calcio, una palestra e tante attività vengono organizzate.
I ragazzi, in una terra che nulla offre se non la vista del mare, hanno trovato un punto di riferimento dove trascorrere le ore ricreative. Negli anni, il tessuto suburbano è stato ricostruito attorno alla parrocchia.
Qualche giorno fa al centro di recupero giovani della zona, un ragazzo ha provato a forzare la serratura di un’auto. Il sacerdote è intervenuto per allontanarlo. Una ragazzata, come è stato asserito. Così lo spiacevole episodio è terminato con la visita a casa della famiglia da parte del parroco che ha riconosciuto il giovane.
Il ministro di Dio ha già perdonato; una monelleria non può e non deve infangare il buon nome di una comunità che vive nel rispetto delle regole, ma qualcosa è accaduto: un reato è stato tentato.
Le difficoltà di chi prova a risollevare le sorti di coloro che sembrano essere predestinati a non avere opportunità sono evidenti. Non può una chiesa da sola fare da collante tra nuove generazioni e futuro; mancano strutture, sostegni e, soprattutto, guide per chi cerca risposte.
Roberta Miele