Nelle ultime ore, dopo le accuse che sono piovute sul sindaco di Castellammare di Stabia Toni Pannullo, dal Movimento 5 Stelle e da Fratelli d’Italia, per l’arenile stabiese, in città l’opinione pubblica è divisa. C’è chi crede al primo cittadino della città delle acque che ha già rassicurato tutti e chi, invece, ricordando il livello di degrado della spiaggia prima dell’apertura della villa, è ancora molto scettico.
Il problema di fondo nasce proprio dall’apertura della villa comunale della scorsa settimana. La nuova conformazione del lungomare, infatti, prevede l’abbattimento di tutte le barriere con la città che si è riappropriata del proprio arenile. Due settimane fa, l’Am Technology, ditta che gestisce la raccolta rifiuti, si occupò della risistemazione della spiaggia portando avanti un lavoro di pulizia che, a detta delle opposizioni, è del tutto “superficiale”.
Molti invocano la bonifica affermando che la spiaggia stabiese, che ogni giorno ormai ospita centinaia e centinaia di persone (tra cui anche bambini che si divertono a giocare), presenta un inquinamento chimico e allo stesso tempo batterico sia per la presenza degli scarichi abusivi che arrivano nel mare di Castellammare sia per le acque inquinate che di conseguenza rovinano anche l’arenile. Ma dove è la verità? Bisogna credere al sindaco o alle opposizioni? Ora come ora, a nessuno dei due. Bisognerebbe interpellare l’Arpac che è l’unico organo in grado di dare delle risposte in merito.
Il tutto perchè, al momento, non ci sono analisi che testimoniano la validità di una o dell’altra tesi. Quello che si può affermare, con sicurezza, è che nel lontano 2009, quando era ancora sindaco Salvatore Vozza (ora consigliere di opposizione), l’Istituto Superiore della Sanità, dopo alcuni accertamenti nel territorio napoletano (partendo da Castellammare e arrivando addirittura fino a San Giorgio a Cremano), definì come inquinati tutte gli arenili presenti (circa 20 km di costa). Da lì ci fu l’obbligo per i sindaci di tutti i Comuni interessati di firmare l’ordinanza “anti spiagge”. Pochi giorni dopo, però, arrivò la smentita, almeno per quanto riguarda Castellammare: le analisi erano state effettuate senza prendere in considerazione la conformità del territorio e degli elementi presenti in natura. Risultato: le spiagge erano accessibili a tutti e ordinanza revocata.
Non ci sarebbe nessun problema di inquinamento, quindi, per l’arenile di Castellammare ma la stessa cosa non si può dire per il mare che, come ormai si sa, è totalmente inaccessibile. Tutti i visitatori, quindi, potrebbero tranquillamente passeggiare sull’arenile ma non dovrebbero avvicinarsi alle acque stabiesi per ovvie ragioni di salute. Alcuni, però, contestano l’erba presente sulla spiaggia. A riguardo, è opportuno segnalare il commento del naturalista Ferdinando Fontanella che, alcuni anni fa, spiegò: “Tra tutte le anomalie dell’arenile, l’unica che non è tale è la vegetazione. È normale che crescano le piante. Tutte le spiagge sabbiose, di una certa estensione areale, hanno una loro peculiare vegetazione. Solo nella fascia più esterna (la battigia), l’azione del mare rende le condizioni proibitive e non crescono piante. Nel resto dell’arenile troviamo essenze con particolari adattamenti per sopravvivere in un ambiente difficile dove la salinità è forte, scarseggia l’acqua dolce e il vento mobilita la sabbia. Grazie a queste capacità biologiche le piante riescono per prime a colonizzare ambienti al principio privi di vegetazione”. L’unico modo per eliminare “l’erba” è quello di “agire con perseveranza quotidiana, un po’ come fanno i contadini nell’orto”.
A pochi giorni dall’inaugurazione della villa comunale, c’era da aspettarselo un simile caso istituzionale. Prima di lasciarsi andare, però, a delle questioni prettamente tecniche, è opportuno ascoltare sempre il parere degli organi adatti per determinare le effettive ragioni dell’una o dell’altra parte in causa. Al momento, quindi, l’unico che potrà dare un giudizio finale sarà proprio l’Arpac.