In occasione dell’infuocato consiglio comunale del 23 marzo, oltre alla discussione sul tema delle antiche Terme, l’amministrazione comunale avrebbe dovuto firmare la famosa “Carta di Avviso Pubblico”, più nota come “Carta di Pisa”. A causa, però, dell’abbandono dell’aula da parte dei consiglieri di opposizione, il tutto non è stato possibile e ora le associazioni dell’Asharam, nonostante le tante pressioni, sono passate all’attacco.
“La Carta di Avviso Pubblico, codice etico per il buon governo della città, da noi proposta in fase di campagna elettorale a tutti i candidati a sindaco, è stata celermente adottata dal primo cittadino Pannullo e dalla sua giunta, ma non ne è ancora stata discussa l’approvazione in consiglio comunale. Si tratta sostanzialmente un Codice anticorruzione che i singoli amministratori, sindaco, assessori e consiglieri comunali, si impegnano ad adottare (non si applica ai consiglieri che votano NO o si astengono, mentre per gli assenti basta una successiva sottoscrizione) e che prevede regole e sanzioni che vanno dall’ammenda fino, in caso di acclarata corruzione, alle dimissioni” spiegano “la Casa della Pace e della Nonviolenza”, “Presidio stabiese di Libera”, “Gli amici della Filangieri”, “Circolo Woodwardia Legambiente”.
“Dietro nostre continue sollecitazioni – continuano -, l’approvazione della “Carta” era stata finalmente inserita tra i punti all’ordine del giorno del consiglio comunale fissato per il 23 marzo, ma non al primo punto come avevamo espressamente richiesto al Sindaco qualche giorno prima. Era invece stata posta dopo l’approvazione di altri provvedimenti “roventi” (lo dimostrava la massiccia presenza di forze dell’ordine) che avrebbero certamente causato disordini all’interno dell’aula consiliare e quindi l’interruzione del consiglio stesso; cosa che si è puntualmente verificata.
Il giorno successivo il signor sindaco, scusandosi dell’ulteriore slittamento, ci ha assicurato che il punto sarebbe stato inserito e discusso durante il successivo consiglio comunale, fissato per il giorno 30. Ma ancora una volta della “Carta di Pisa” nemmeno l’ombra; non figurava nemmeno tra i punti all’ordine del giorno. Tenuto conto di ciò, e del fatto che il sindaco si era formalmente impegnato a sottoporre il codice alla votazione del consiglio comunale entro i primi 100 dall’insediamento dello stesso, chiediamo al primo cittadino che faccia pubblicamente luce sulla vicenda, spiegando i reali motivi di tanto tergiversare”.
Ed ecco, che in conclusione, arriva l’attacco: “Pur essendo certi che nel nostro consiglio comunale non vi siano né “Colletti Bianchi” né “Collusi”, riteniamo che a questo punto sia lecito sospettare che la lotta alla corruzione non sia tra le priorità che i consiglieri in carica, compresi i tre candidati a sindaco che in campagna elettorale si erano impegnati a promuovere la “Carta”, intendono tutelare nello svolgimento delle loro attività a sevizio della città”.